Nel marasma che si sta creando intorno alle elezioni anticipate e la legge elettorale con cui potremmo votare, arriva una data certa, il 24 gennaio 2017. La Corte Costituzionale ha indicato per quel giorno l’udienza in merito alla sentenza sull’Italicum, la legge elettorale varata dal governo Renzi: il 24 gennaio sapremo cosa avranno deciso i giudici della Consulta in merito alle eccezioni di costituzionalità sollevate sulla legge elettorale attualmente in vigore. Il tema è centrale anche perché sono tante le forze politiche che spingono al ritorno anticipato alle urne, anche se non è ancora chiaro con che legge. Silvio Berlusconi ha riunito i vertici di Forza Italia e ha chiesto elezioni subito, il prima possibile ma con una nuova legge elettorale “che garantisca la governabilità e una reale corrispondenza della maggioranza parlamentare alla maggioranza popolare”, come si legge nella nota ufficiale del partito. Dal blog invece, è Beppe Grillo che chiede elezioni subito, rilanciando la proposta del M5S di estendere l’Italicum al Senato.
Il tema è al centro dell’agenda politica di tutte le forze che chiedono il ritorno alle urne prima del 2018, dalla Lega di Matteo Salvini al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. L’Italia ha una sua legge elettorale, frutto proprio del governo Renzi ed è l’Italicum, già approvata e ufficialmente in vigore, ma che ha un doppio problema: vale solo per la Camera ed è attesa al vaglio della Corte Costituzionale. Questo perché l’esecutivo puntava ad avere un solo ramo del Parlamento elettivo in maniera diretta: saltata la riforma, il tema è tornato al centro dello scontro politico.
L’Italicum ha avuto un lungo travaglio parlamentare prima di essere approvato e ha spaccato il PD al suo interno, ha acuito la distanza con Forza Italia e ha trovato la strenua opposizione di Lega e Movimento 5 Stelle. Poco prima del referendum, la Camera aveva approvato una mozione per ridiscutere l’Italicum, come chiesto dalla minoranza dem a Renzi, mettendo mano ad alcuni punti chiave (uno su tutti il ballottaggio).
Con la vittoria del no e l’avvicinarsi del voto, la situazione si è ribaltata. La sinistra e FI vorrebbero un governo che lavorasse solo su una nuova legge elettorale, mentre a M5S e al Carroccio va più che bene, basta che si vada alle urne. In particolare, sorprende (ma non troppo), la proposta di Beppe Grillo che dal blog chiede di applicare l’Italicum anche al Senato.
LA LEGGE ATTUALE
Se nulla dovesse cambiare, oggi voteremmo la Camera dei Deputati con l’Italicum e il Senato con il Consultellum. Due leggi elettorali diverse per i due rami del Parlamento e una situazione di caos all’orizzonte.
Dell’Italicum abbiamo analizzato tutti i dettagli, indicando come funziona . In linea di massima, si tratta di un sistema proporzionale con premio di maggioranza in caso di vittoria al primo turno con più del 40% o al ballottaggio nel secondo turno. Come anticipato, vale solo per la Camera, lasciando così il Senato sotto un’altra legge elettorale. Per di più, la Consulta deve ancora decidere dei ricorsi presentati da diversi tribunali in Italia e potrebbe dichiararne incostituzionale alcuni aspetti, dal capolista bloccato alla presentazione in massimo 10 circoscrizioni fino al premio di maggioranza, modificandola anche di molto rispetto a quella in vigore.
Per l’elezione del Senato vale la legge elettorale detta Consultellum, ossia il vecchio Porcellum dichiarato incostituzionale dalla Consulta con sentenza del 4 dicembre 2013, a partire dal premio di maggioranza attribuito su base regionale. In pratica si tratta di un proporzionale che darebbe al Senato l’aspetto dell’esatta divisione della scena politica senza alcuna maggioranza stabile, rendendolo di fatto instabile.
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