Quali sono le parole più usate dai candidati sindaco di Roma e Milano in vista delle elezioni comunali? La campagna elettorale si contraddistingue per slogan e promesse. Ma ci sono anche dei termini di cui i candidati abusano, anche in virtù di personalità e obiettivi. Una sorta di parole chiave della campagna elettorale.
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Il Corriere della sera ha provato a fare un esperimento selezionandole automaticamente. Vediamo i risultati. Partiamo da Milano. Beppe Sala, ex commissario di Expo e candidato del Partito Democratico, usa molto la terza persona singolare: deve, può, va. Tra i termini più usati: Comune, cittadini, risorse, metropolitana, mobilità, città cultura. Il suo avversario di centrodestra, Stefano Parisi, preferisce invece la prima persona plurale, quel noi che sembra abbracciare i sostenitori: vogliamo, dobbiamo, lavoriamo. E poi Comune, servizi, Milano, milanesi, cittadini, imprese, privati. Gianluca Corrado, candidato del Movimento 5 Stelle, predilige l’impersonalità dei nomi astratti come partecipazione, amministrazione, formazione, patrimonio, istituzione, creazione, sviluppo.
Roma: dal noi di Giachetti all’io della Meloni
A Roma, il candidato Pd Roberto Giachetti parla come Stefano Parisi a Milano: con il noi della prima persona plurale. Le sue parole chiave sono; opportunità, Roma, cittadini, città, Capitale, mondo, sviluppo, servizi. La parola più utilizzata dalla pentastellata Virginia Raggi è nuovo. E poi: pubblico, regolamento, cittadini, trasporto, promozione, verde, trasparenza, realizzazione. Come Corrado a Milano, mette l’accento più sui cittadini che sulla città. Come da mantra dei 5 Stelle.
Giorgia Meloni parla spesso con la prima persona singolare: io. E tra i termini più usati ci sono Capitale, Roma, servizi, sicurezza, città, oggi, cittadini, risorse, legge. Anche Alfio Marchini usa spesso la parola Capitale. Nel suo lessico ecco anche sviluppo, sistema, esempio, Roma, cittadini, interventi, sicurezza.
Sparisce la parola ‘partito’
Secondo il linguista Giuseppe Antonelli nel lessico dei candidati sindaco ci sono “poca innovazione, riferimenti astratti, vocaboli ricorrenti”. Spicca “l’assenza del termine partito”, quasi come a voler dichiarare la propria lontananza dalle logiche della vecchia politica.