Per le Elezioni Europee 2014 gli ultimi sondaggi in Italia e in Europa parlano del Partito Democratico che oscilla tra il 32 e il 34%. Il Movimento 5 Stelle si collocherebbe non oltre il 25% e Forza Italia sotto il 20%. Alcuni partiti non sembrerebbero aver superato la soglia di sbarramento del 4%: L’Altra Europa con Tsipras, Fratelli d’Italia e Scelta Europea. Questi dati vanno considerati, comunque, con prudenza, tuttavia possono costituire un panorama indicativo. Ci sono differenze anche fra gli istituti demoscopici. Per esempio il PD oscillerebbe tra il 34,9% e il 28,8%. Il primo dato è fornito dall’Ispo e il secondo da Tecnè. La media sarebbe del 33%.
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Anche riguardo al partito di Berlusconi ci sono delle differenze fra i vari istituti incaricati di effettuare i sondaggi, ma la media si attesterebbe intorno al 20%.
Il sondaggio Emg
L’ultimo sondaggio Emg per il Tg La7 del 5 maggio vede infatti il PD in risalita di circa mezzo punto, attestandosi al 33,6%: leggera crescita anche per il M5S che si consolida intorno al 24,6% come Forza Italia, che registra un +0,2% che ferma la risalita del partito dal 19,8%. In Europa dovrebbero entrare senza problemi NCD-UdC- PPE che si attesta al 4,9%, anche se in leggero calo dello 0,2%: stessa percentuale anche per la Lega Nord, mentre Fratelli d’Italia-An si ferma al 4,0%. A rischio l’ingresso in Europa della lista Tsipras che viene data intorno al 3,6%: sotto la soglia e lontani dal 4% anche Scelta Europea (2,4%), IdV (0,9%) e i Verdi Europei (0,7%). Decisamente più alte le percentuali dei non votanti, con gli indecisi al 17,3% e gli astenuti al 35,2%.
I dati registrano al momento una vittoria dei democratici, ma sono numeri che vanno visti con molta cautela, soprattutto ricordando quello che accadde alle ultime politiche nostrane, quando la vittoria, data per certa, del centrosinistra si trasformò in una ‘non vittoria’. Come ricorda Ilvo Diamanti su Repubblica, le indagini di LaPolis dell’Università di Urbino, uscite dopo il voto del febbraio 2013, registrarono un aumento dei voti dell’ultimo minuto a favore del M5S, con oltre il 10% che decise di votare il movimento di Grillo, penalizzando il PD, nei giorni a ridosso delle elezioni.
C’è poi da considerare che le elezioni europee hanno un minor richiamo delle nazionali (65% la percentuale dei votanti alle ultime europee del 2009) e che spesso si traducono in un voto pro o contro l’Europa, come sembra di vedere anche dalle affermazioni dei politici nostrani. Per questo anche Giorgio Napolitano è intervenuto a favore della UE: nell’intervista a Fabio Fazio a Che tempo che fa, ha ricordato che anche se vincessero gli euroscettici, il progetto dell’Unione Europea andrebbe avanti. I dati che abbiamo a disposizione dimostrano, al momento, una divisione tra i sostenitori dell’Europa, con una richiesta di cambiamento delle politiche come vuole il PD, e chi invece non ci crede e chiede un cambio radicale, come il M5S.
Vince il partito dell’astensione
Secondo le dichiarazioni sulle intenzioni di voto degli italiani, quello che si evince è che il primo partito scelto sembra restare quello dell’astensione: solo un italiano su due (46%) è sicuro che andrà a votare; il 17% si dichiara possibilista, il 6% è fortemente indeciso, il 31% non ci pensa proprio.
Spiega Pagnoncelli: “Coloro che prevedono di andare sicuramente a votare rappresentano meno di un elettore su due (46%); a costoro si aggiunge il 17% che si dichiara possibilista, mentre il 6% è fortemente indeciso e il 31% esclude di recarsi alle urne. La prima incognita, dunque, è la partecipazione al voto: nel 2009 il partito del non voto (astensionisti più schede bianche e nulle) raggiunse la cifra record del 38% circa (i voti validi furono il 62%) con un incremento di quasi il 3% rispetto al 2004. Dal sondaggio, che risulta una sorta di fotografia istantanea, non certo una previsione dell’esito finale, emerge che la cosiddetta «area grigia» costituita dall’astensione e dall’indecisione rappresenta quasi due elettori su cinque (39,1%)“.
Sondaggi in Europa
Pall Watch ha rilasciato l’ultimo sondaggio il 23 aprile. Rispetto alla rilevazione precedente, presentata una settimana fa, i popolari (Ppe) si confermano in testa rispetto ai Socialisti e Democratici (S&D), anche se la distanza tra le due forze si è sensibilmente ridotta.
Non si registrano al momento grandi cambiamenti: S&D e Ppe rimangono testa a testa con uno scarto di nove punti (cioè seggi), il punteggio quindi al momento sarebbe 217 a 208. I socialisti, che presentano Martin Schulz come candidato alla presidenza della Commissione, riescono ad avvantaggiarsi veramente di poco. Eppure circa un mese e mezzo fa avevano 20 seggi di vantaggio sul centro-destra e la loro salita pareva ben indirizzata. I consensi evidentemente stanno andando da un’altra parte.
Il Ppe ha aumentato i consensi in Slovenia ed ha accumulato grande vantaggio in Germania, in Ungheria e in Irlanda. In Francia, il Front National di Marine Le Pen non riesce a sorpassare ll’Union pour un Mouvement Populaire, che, seppur di poco, risulta essere primo.
Tuttavia nell’elettorato di centro-destra, “l’effetto-candidato” alla presidenza sembra avere un ruolo meno importante rispetto a quello giocato presso i simpatizzanti di S&D.
Jean-Claude Juncker è una personalità molto stimata a livello istituzionale, ma ha un appeal minore rispetto a Schulz. Inoltre, non è più un mistero che i popolari, in caso di pareggio, potrebbero sostenere altri candidati alla presidenza. Ad esempio Christine Lagarde o José Manuel Barroso.
Ampliando lo sguardo agli altri gruppi, il liberali di Alde, guidati da Guy Verhofstadt, rimangono al terzo posto (63 seggi) davanti alla Sinistra Unita (Gue) di Alexis Tsipras (51 seggi). Ma Poll Watch tiene a precisare che: “date le dimensioni del campione dei sondaggi, la differenza tra questi gruppi è abbastanza piccola. Ad esempio, utilizzando un margine standard di errore intorno alle nostre ultime previsioni, si stima che Gue ha una probabilità del 27 % di stare davanti ad Alde“.
Da notare infine la flessione che registrano i Verdi nelle rilevazioni delle ultime due settimane. Il gruppo di José Bové e Ska Keller passa da 44 seggi virtuali a 38. Ancora stabili i Conservatori di Ecr, gruppo nel quale sono presenti i Tories di Cameron, così come Efd (Europa delle Libertà e delle Democrazie), schieramento nel quale è presente l’Ukip inglese.
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