Salvini pigliatutto. Le elezioni europee si chiudono con un exploit verde-Lega e il Carroccio porta a casa un astronomico 34,33%. Il dato è ancora più sorprendente se paragonato al misero 6,2% ottenuto dalla Lega alle Europee 2014, con Salvini neosegretario. Per il resto il M5S crolla al 17,07% (aveva preso il 32,7% alle politiche del 5 marzo 2018) e il PD è il secondo partito con il 22,69%. E adesso che succede? Come cambiano gli equilibri nel governo e in Europa?
Tralasciamo le pagelle post voto e andiamo al sodo: cosa succederà adesso nella coalizione gialloverde? Ci sono almeno due scenari possibili.
Se Salvini intende rispettare l’alleanza di governo si avrà un esecutivo a inevitabile trazione leghista. Salvini passerà all’incasso mettendo sul tavolo le istanze del suo programma ovvero TAV e grandi opere, autonomie regionali, porti chiusi, separazione delle carriere in magistratura e flat tax. E ai 5 Stelle rimarranno le briciole.
Se invece Salvini ritiene preferibile andare al voto farà saltare il banco e cercherà di capitalizzare il successo per creare un nuovo governo, magari con un’alleanza di centro-destra con Forza Italia (8,79%) e Fratelli d’Italia (6,46%). Tirando le somme oggi una coalizione di centrodestra varrebbe il 49,58%. Per ottenere tale scopo Salvini potrebbe semplicemente provocare e incalzare l’alleato Di Maio con le rivendicazioni care alla Lega mettendo il M5S con le spalle al muro: sottomettersi o far cadere il governo.
Salvini potrebbe anche valutare il ritorno alle urne saltando un giro: potrebbe cioè lasciare che per uno o due anni al governo si insedino dei tecnici alla Monti-Fornero così da lasciare a loro l’onere di redigere una Finanziaria da lacrime e sangue, ciò che l’Europa ci ha già chiesto per sanare i nostri conti disastrati. Il prossimo 5 giugno la Commissione europea renderà note le sue raccomandazioni all’Italia che, se inascoltate, potrebbero alla lunga tradursi in una procedura di infrazione.
Sul fronte europeo i sovranisti crescono ma restano opposizione. Stupisce in particolar modo la situazione francese dove il Rassemblement National di Marine Le Pen si attesta primo partito con il 24,7% dei voti, mentre la Republique en Marche di Emmanuel Macron conquista il secondo posto col 21,62%. Le destre populiste aumentano dunque il proprio peso politico, ma i partiti europeisti restano maggioranza a Strasburgo.
Oggi il duopolio del Partito Popolare Europeo (centrodestra) e del Partito Socialista Europeo (centrosinistra) viene turbato da un asse sovranista che va da Roma a Budapest passando per Parigi e che ha Matteo Salvini come suo nuovo fulcro. La rivoluzione dei sovranisti non c’e stata, ma è indubbio che il loro peso come gruppo di pressione è aumentato.
Crescono poi i liberali dell’ALDE che superano i 100 seggi. Crescono anche i Verdi che passano da 50 a circa 70 seggi.
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