[didascalia fornitore=”ansa”]Inés Arrimadas, a x, festeggia la vittoria di Ciudadanos primo partito in Catalogna, con il leader Alber Rivera, sn[/didascalia]
I risultati delle elezioni in Catalogna del 21 dicembre 2017 confermano la spaccatura all’interno della comunità catalana. Da una parte infatti, gli indipendentisti (JUNTSxCat, Erc-CatSì e Cup) ottengono la maggioranza assoluta dei seggi al Parlamento regionale ma non dei voti. Il primo partito è infatti Ciudadanos, formazione di centro e contraria all’indipendenza. L’incertezza è dunque la vera vincitrice di queste elezioni che hanno visto il record di partecipazione con 5 milioni di catalani al voto e un’affluenza dell’81,94%, sette punti in più del 2015. Nel panorama complicato che si sta delineando per il governo de la Generalitat, c’è però un chiaro sconfitto: è il premier spagnolo Mariano Rajoy che paga la mancanza di strategia politica e, secondo la stampa spagnola, l’uso della forza in occasione del referendum dell’1 ottobre 2017, facendo scendere i popolari a soli 3 seggi contro gli 11 della passata legislatura.
Il clima di incertezza rimane in Catalogna dove la frattura tra indipendentisti e unionisti è stata certificata anche dall’ultima tornata elettorale. La vittoria del fronte pro indipendenza arriva nello stesso momento della massima affermazione del partito più unionista del panorama politico spagnolo, Ciudadanos. Festeggia Inés Arrimadas, la candidata della formazione di Albert Rivera andalusa di nascita ma catalana di adozione, che porta a casa un risultato storico, sconfiggendo i popolari di Rajoy e confermandosi come il volto della Catalogna Unionista. “Abbiamo vinto le elezioni”, celebra Arrimadas davanti alla folla dei sostenitori che invocano la “Presidenta”. “Un elettore catalano su quattro ha avuto fiducia in noi”, chiarisce la candidata.
Festeggia anche Carles Puidgemont, ex presidente de la Generalitat in auto esilio a Bruxelles dopo l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola e l’intervento della magistratura iberica contro i leader indipendentisti. “La Repubblica catalana ha battuto la monarchia sull’articolo 155″, ha ripetuto due volte nel suo intervento dal Belgio.”Rajoy è stato sconfitto” e, per questo ora “servono rettifica, una riparazione e la restituzione della democrazia in Catalogna”.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/mondo/2017/10/02/perche-la-catalogna-vuole-essere-indipendente/91961/” testo=”Perché la Catalogna vuole l’indipendenza?”]
A spoglio ormai concluso, i risultati delle elezioni in Catalogna del 21 dicembre vedono un grande vincitore, il popolo catalano, che è accorso in massa alle urne nonostante il giorno lavorativo: l’affluenza è infatti dell’81,94%, sette punti in più delle ultime elezioni nel 2015.
La maggioranza dei seggi va al fronte indipendentista. I tre partiti JUNTSxCat, Erc-CatSì e Cup ottengono 70 seggi su 135, ottenendo la maggioranza assoluta, ma non quella nei voti.
Il primo partito è infatti Ciudadanos, unionista, che conquista il 25% e 37 seggi, seguito da Junts per Catalunya, formazione indipendentista dell’ex presidente Puigdemont, che ottiene il 21,65% dei voti e 34 seggi, nonostante otto deputati agli arresti; terza la formazione indipendentista di sinistra Esquerra Republicana con il 21,39% dei voti e 32 seggi.
I socialisti segnano una prima rimonta con il 13,88% dei voti e 16 seggi, mentre il referente catalano di Podemos, Catalunya en Comú, perde 3 seggi, rimanendo a 8 con il 7,45%. Seguono in coda gli anti sistema del CUP che, scrive El Pais, “hanno condizionato la vita politica degli ultimi due anni, forzando per l’indipendenza unilaterale” e che pagano la loro politica fermandosi al 4,45% con 4 seggi; ultimi i popolari di Rajoy che hanno solo 3 seggi contro gli 8 di prima, con il 4,24%.
Nonostante la netta vittoria di Ciudadanos, difficilmente Inés Arrimadas potrà diventare la prima presidente donna de la Generalitat, come in molti avevano dichiarato: anche sommando i seggi con quelli dei socialisti, non arriverebbero alla maggioranza assoluta di 68 deputati.
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