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Alle elezioni presidenziali in Siria la vittoria del presidente Bashar al-Assad è data per scontata. Una prima fase delle elezioni presidenziali si è già svolta la scorsa settimana, quando hanno votato gli espatriati. I toni del regime sono già quelli del trionfo: per il voto all’estero, il premier Wael al-Halaqi ha infatti parlato ieri di una partecipazione al 95% degli aventi diritto. Bashar al-Assad va verso la rielezione per il terzo mandato consecutivo. Al potere da quattordici anni, si appresta a governare per altri sette un Paese devastato da una sanguinosa guerra civile che in soli tre anni ha provocato oltre 162 mila morti.
Secondo i dati del ministero dell’Interno siriano, gli elettori sono 15,8 milioni, dentro e fuori il territorio nazionale.
In tutto il Paese ci sono 9.600 seggi elettorali.
In intere aree della Siria, controllate dai ribelli, il voto non potrà effettuarsi, come a Raqqa, nel nordest, completamente in mano alle forze dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante.
Per questo motivo i membri dell’opposizione e della comunità internazionale le considerano una “farsa”.
“Una vergogna”, secondo il portavoce di Dipartimento di Stato americano. Un voto utile a prolungare la vita del regime dittatoriale di Bashar Al-Assad, andato alle urne assieme alla moglie Asma.
All’estero, il voto era consentito non a tutti i profughi, ma solo a chi aveva i documenti regolari.
In base ai dati delle Nazioni Unite, circa il 40% della popolazione presente prima della guerra, che era pari a 22,4 milioni di abitanti, è fuggita dalla propria terra per rifugiarsi all’estero o in altre zone.
In più, soltanto alcuni Paesi, dal Libano alla Giordania, dalla Russia all’Iran, hanno acconsentito a organizzare le elezioni sul proprio territorio.
Molti siriani temono che in caso di non voto, le rappresaglie saranno puntuali.
L’attuale presidente Bashar al Assad è certo di ottenere la vittoria e il mandato per governare altri sette anni, anche se per la prima volta da decenni nelle schede elettorali appaiono anche altri candidati, oltre ai membri della famiglia Assad.
Gli altri due candidati alla presidenza sono Maher Abdul Hafiz Hajjar, 46 anni, e Hassan Abdullah al Nuri, 54 anni, due parlamentari poco conosciuti, che non hanno mai rappresentato una vera minaccia per Assad.
Damasco
Le operazioni di voto si svolgono soltanto nelle zone sotto il controllo del governo, con misure di sicurezza imponenti. L’affluenza dovrebbe essere alta nelle roccaforti del governo, come la capitale Damasco e le province costiere di Tartous e Lattakia, da dove proviene la famiglia di Assad. Si vota anche nelle zone recentemente conquistate dall’esercito, tra cui la provincia centrale di Homs, dove l’affluenza sarà probabilmente più bassa. Nelle zone a maggioranza curda nel nordest, in cui c’è una limitata presenza dell’esercito, i seggi sono stati aperti, anche se i partiti curdi hanno annunciato un boicottaggio.