Elezioni Regionali 2014 in Emilia Romagna: vince il Centrosinistra ma crolla l’affluenza

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Domenica 23 novembre dalle 7 alle 23 si sono svolte le operazioni di voto per l’elezione del presidente della giunta regionale e del Consiglio regionale di Emilia-Romagna. A scegliere i nuovi governatori sono chiamati alle urne 3,4 milioni di cittadini elettori. Bonaccini del Pd è stato considerato il favorito da subito, ma il dato importante e più evidente è stato l’astensionismo.

Stefano Bonaccini del Centrosinistra con il 49% dei consensi ha superato il candidato della Lega Nord Alan Fabbri, fermo poco sopra il 30%, e sarà dunque il prossimo presidente della regione.

Il dato su cui il Partito Democratico deve riflettere è che ha perso sette punti e mezzo, con poco meno del 50%.

La Lega è il secondo partito in Regione con il 20%, voti quadruplicati rispetto alle Europee, tanto da doppiare Forza Italia e superare abbondantemente il M5S.

Giulia Gibertoni, candidata del Movimento Cinque Stelle, ha ottenuto solo il 15%.

Forza Italia perde visibilmente consenso arrivando a ottenere solo l’8% delle preferenze. Il leghista Fabbri non nasconde la soddisfazione di aver raggiunto tale risultato: ‘Prendere più del 20% nella maggior parte dei seggi dell’Emilia Romagna è un dato importante e ha un’importanza fondamentale anche per quello che riguarda il voto politico a livello nazionale‘.

Un voto che ‘cambia gli equilibri a livello italiano‘, ma non solo nel centrodestra. ‘Si apre un fronte anche nel centrosinistra – sostiene Fabbri – perché mette sotto i riflettori una poiitica che non ha entusiasmato‘.

Matteo Renzi ad ogni modo ha commentato su Twitter: ‘Vittoria netta‘, mentre poco prima, dal Nazareno, si era lasciato andare a qualche commento: ‘In sei mesi abbiamo strappato quattro regioni alla destra.

Il Pd supera il 40% sia in Emilia che in Calabria, mentre i partiti che appoggiano lo sciopero generale hanno percentuali da prefisso telefonico. Certo, affluenza preoccupa, ma il dato elettorale è chiaro: vittoria netta‘. E ancora: ‘La Lega asfalta Forza Italia e Grillo, non il Pd‘.

Ecco il messaggio di Renzi in un Tweet.

E Matteo Salvini ha subito risposto: ‘Il pallone #Renzi si sta sgonfiando

Affluenza bassa

Affluenza molto bassa in Emilia-Romagna si è registrata per queste elezioni regionali. Alle 23 si sono chiuse le urne nei seggi e in base ai primi dati parziali forniti dal ministero dell’Interno in Emilia-Romagna l’affluenza è stata del 37,3% (nelle precedenti regionali era stata del 68%).

Alle ore 19.00 l’affluenza ai seggi è del 30, 9% degli elettori, un vero crollo: nelle precedenti elezioni, quando si votava anche il lunedì, l’affluenza alle urne alla stessa ora era stata del 39,6%.

Alle ore 12.00 è del 10,75%, l’affluenza alle urne in Emilia Romagna. Alla stessa ora nelle precedenti elezioni, quando si votò anche il lunedì, l’affluenza alle urne era stata del 12,9%

I candidati
In Emilia Romagna i circa 3,4 milioni di cittadini chiamati a votare hanno scelto il sostituto di Vasco Errani tra Maurizio Mazzanti (Liberi cittadini), Stefano Bonaccini (sostenuto da Pd, Sel, Emilia-Romagna civica e Centro per Bonaccini), Alan Fabbri (Ln, Fi, Fdi), Cristina Quintavalla (L’altra Emilia-Romagna), Giulia Gibertoni (M5s) e Alessandro Rondoni (Ncd).

Regole del voto
Domenica 23 novembre dalle 7 alle 23 le urne restano aperte in Emilia-Romagna. Il presidente della regione è eletto direttamente con il sistema maggioritario: vince chi ha più voti e non ci sono ballottaggi. Chi arriva secondo viene comunque eletto consigliere regionale. I restanti 49 membri del consiglio regionale sono eletti con un sistema misto: in gran parte proporzionale, in piccola parte maggioritario.

Quaranta seggi sono attribuiti proporzionalmente, sulla base di liste presentate nelle diverse province. Le liste devono essere collegate a un candidato presidente. Le liste che hanno ottenuto meno del tre per cento dei voti sul totale regionale non ottengono alcun seggio, a meno che non siano collegate con un candidato presidente che ha ottenuto almeno il cinque per cento dei voti. Nove seggi sono attribuiti con un sistema maggioritario, per garantire una maggioranza alla lista o alla coalizione vincente di almeno 27 seggi su 50.

L’elettore può votare per un candidato presidente e per una lista: il voto per la lista va automaticamente al candidato presidente collegato; il voto al presidente invece non si trasferisce a nessuna lista.

L’elettore può esprimere fino a due voti di preferenza per i candidati della lista scelta, scrivendo il cognome del candidato scelto. Se esprime due preferenze, devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza. È ammesso il voto disgiunto, ovvero il voto per una lista e il voto a un candidato presidente sostenuto da lista diversa.

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