Elezioni regionali 2020: vince Bonaccini, Emilia Romagna al PD

Le prime elezioni regionali 2020 – in Calabria ed Emilia Romagna – si sono concluse e i risultati definitivi vedono centrodestra e centrosinistra conquistare una Regione a testa. Una campagna elettorale come non si vedeva da tempo, condotta piazza per piazza da Matteo Salvini, non è bastata alla Lega, e in particolare alla candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni, per vincere in Emilia Romagna: il governatore uscente Stefano Bonaccini, sostenuto dal centrosinistra, si conferma quindi alla guida della Regione con il 51,4% dei consensi mentre la candidata leghista si ferma al 43,6%. In Calabria trionfa, invece, il centrodestra con Jole Santelli, la quale con il 55,3% dei voti stacca di ben 25 punti percentuali il candidato del centrosinistra Filippo Callipo, che chiude al 30,2 %. A questi dati si aggiunge poi il crollo del M5S in entrambe le Regioni, un risultato che sembra consolidare il ritorno ad uno scenario politico bipolare.

Elezioni regionali 2020 in Emilia Romagna: i risultati definitivi

L’Emilia Romagna si conferma dunque fortino rosso, nonostante un verdetto in passato mai così in bilico: la crescita del centrodestra – che conquista le province di Piacenza, Parma, Ferrara e Rimini – e della Lega in particolare, già registrata alla scorse europee, rimane infatti significativa. Se si confrontano i risultati delle coalizioni, il distacco tra centrosinistra (48,7%) e centrodestra (45,5%) si assottiglia ulteriormente: il voto disgiunto – la possibilità di votare per una lista e un candidato non appartenenti alla stessa coalizione, assente in Calabria – ha dunque contribuito alla vittoria di Bonaccini, premiato molto probabilmente per il suo buon governo nel corso del precedente mandato. I risultati delle singole liste vedono invece il PD primo partito con il 34,59% dei consensi, seguito dalla Lega con il 31,9%. Terzo partito è Fratelli d’Italia con l’8,6%, mentre crollano 5 stelle (3,4%) e Forza Italia (2,7%). Boom di affluenza al 67,67%, segno di una mobilitazione generale dovuta probabilmente sia all’effetto Sardine – ringraziate pubblicamente dallo stesso segretario del Pd Nicola Zingaretti sia al significato nazionale attribuito da Salvini e dal centrodestra alle elezioni emiliano-romagnole, fattori che molto probabilmente hanno spinto a recarsi alle urne anche una parte degli elettori maggiormente disillusi.

Elezioni regionali 2020 in Calabria: i risultati definitivi

Se in Emilia Romagna vince il centrosinistra, in Calabria trionfa il centrodestra, con la candidata forzista Jole Santelli che quasi doppia il candidato “civico” appoggiato dal centrosinistra, l’imprenditore Filippo Callipo. Anche in Calabria però il PD si conferma primo partito con il 15,8% dei voti, mentre all’interno del centrodestra i rapporti di forza tra i partiti alleati cambiano decisamente: Forza Italia si colloca infatti al primo posto all’interno della coalizione con il 12,58% dei consensi, segue la Lega con il 12,21%, in discesa rispetto alle scorse europee (22,6%), e Fdi con l’11,14%. Crolla anche qui il Movimento 5 Stelle che raggiunge solamente il 6,2% dei consensi (43,37% alle politiche del 2018, 26,69% alle scorse europee). L’affluenza si conferma infine ai livelli delle precedenti consultazioni con il 44,32%.

Quali sviluppi a livello nazionale?

Gli occhi erano comunque tutti puntati sulle elezioni regionali 2020 in Emilia Romagna, considerate un vero e proprio banco di prova per la tenuta del governo: se la spallata di Salvini all’esecutivo non è riuscita in termini di risultati elettorali, le elezioni in Emilia Romagna e in Calabria consegnano comunque una maggioranza al cui interno i rapporti di forza cambiano decisamente. La distanza tra il sentimento popolare e la situazione politica rappresentata in Parlamento è infatti evidente e il PD, forte dei risultati elettorali ottenuti, potrebbe far valere il suo maggiore peso all’interno dell’alleanza di governo con il M5S che, seppur condannato all’irrilevanza in queste elezioni, comunque mantiene la maggioranza relativa in Parlamento. Bisogna dunque vedere come si svilupperà a questo punto la dialettica politica tra i due maggiori partiti di governo, elemento che potrebbe provocare non poche tensioni all’interno dell’esecutivo.

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