A poco più di due mesi dalle elezioni di Roma, nel centrodestra continua a regnare il caos. Guido Bertolaso, spaventato dai sondaggi, apre le porte a una “convergenza” con Alfio Marchini e Silvio Berlusconi continua a sostenere l’ex capo della Protezione Civile. Giorgia Meloni, spalleggiata da Matteo Salvini, ha cominciato la campagna elettorale. Mentre spuntano le proposte di candidatura del senatore Antonio Razzi e del sindaco di Verona ex leghista Flavio Tosi.
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Bertolaso alla fine potrebbe ritirarsi e appoggiare Marchini. Un’eventualità ancora remota ma possibile, soprattutto se i sondaggi continuassero a essere negativi. Secondo quello commissionato da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni a Fabrizio Masia di Emg, Bertolaso arriverebbe a malapena all’8%. Questi i risultati: Raggi 26-28%, Giachetti 24-25%, Meloni 20-21%, Marchini 10%, Bertolaso 8%, Fassina 6% e Storace 1,5%. Insomma, un flop.
Berlusconi, mercoledì 23 marzo, completo e occhiali scuri, si è presentato al comitato elettorale di Bertolaso. Ignorando i sondaggi, ha continuato a sostenerlo: “È il nostro Rudolph Giuliani: la più grande opportunità mai avuta da Roma”.
Bertolaso: ‘Vado avanti, ma…’
Bertolaso, intervistato il giorno dopo dal Corriere della sera, ha lasciato intuire che i sondaggi un po’ li teme. Va avanti ma pensa al piano B. O meglio, al piano M come Marchini. Premessa: “Sono in campo, continuo la mia campagna elettorale. Camminando per strada, mi hanno fermato almeno la metà delle persone che ho incrociato. Mi dicono di andare avanti”. Però: “Fino a che ci sono le condizioni per andare avanti, è ovvio che non mi ritirerò. Però non sono certo il tipo a cui piace andare a sbattere contro un muro. Di conseguenza, se nel corso delle settimane si dimostrasse l’impossibilità di arrivare al ballottaggio, si potrebbe trovare una convergenza con un candidato che abbia le mie stesse caratteristiche ‘civiche’”. Marchini, appunto: “È l’unico candidato che mi somiglia. La convergenza con Marchini è un’ipotesi che avrebbe verificata nelle prossime settimane. Quanto alla storia del city manager, non lo farò”. Il concetto di city manager lo aveva spiegato Berlusconi: “Esegue le direttive del sindaco. E se gli input sono sbagliati, o obbedisce o si dimette”.
Razzi: ‘Tengo la capoccia per fare il sindaco di Roma’
Nel marasma del centrodestra arrivano le proposte di candidatura di Razzi e Tosi. Quella del senatore di Forza Italia Razzi, che nel 2010 tradì Antonio Di Pietro votando la fiducia al nuovo mentore Berlusconi, suona più come una provocazione. O una minaccia. Ecco cosa ha detto ai microfoni di Repubblica Tv: “Molti abruzzesi che vivono a Roma, che mi hanno invitato perfino a cena, mi hanno detto ‘Perché non ti candidi?’”. A quel punto ho deciso di candidarmi, mica sono più fesso di qualche altro. Sono in grado di fare il sindaco di Roma. Cosa posso fare? Tante cose… Vivo qua da dieci anni, ormai è tutto un disastro… Roma deve tornare a essere quella degli anni Sessanta. Due donne candidate? L’importante è che conoscano bene il lavoro e il sacrificio, ma non credo… Ho meno carte di loro ma tengo la capoccia. Lo slogan? Sapete bene che il mio italiano è quello che è… magari lo faccio in abruzzese”.
Tosi: ‘Il sindaco lo so fare’
Anche il sindaco di Verona Tosi sta pensando di candidarsi: “Sto pensando di candidarmi a Roma, alcuni amici me l’hanno chiesto e io il sindaco lo so fare. Come dice Berlusconi, servono uomini del fare e io oltre a essere il segretario di Fare! (che ha fondato a luglio dopo aver lasciato la Lega, ndr) ho dimostrato di aver le capacità di fare l’amministratore. Amministrare la macchina romana è una impresa ardua ma a Verona ho creato una città efficiente e ordinata”. Difficilmente le candidature di Razzi e Tosi diventeranno realtà, ma chissà.
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