Bertolaso sì, Bertolaso no. Per confermare il candidato sindaco di Roma alle prossime elezioni, il centrodestra si affida a delle primarie molto particolari: le definisce “gazebarie”, ma potremmo chiamarle direttamente “bertolasarie”. In pratica sarà un referendum popolare a decretare le sorti di un candidato sindaco che vuole solo Silvio Berlusconi. Se prevarranno i sì, Bertolaso correrà per il Campidoglio. Altrimenti saluterà tutti e se ne andrà… in Grecia.
Per le “bertolasarie” nella Capitale saranno allestiti 140 gazebo. Il referendum si terrà sabato 12 marzo dalle 10 alle 18, e domenica 13 dalle 9.30 alle 13.30. Gli scrutini saranno effettuati lunedì, quando si conosceranno i risultati. Per votare basterà la carta di identità per verificare età e residenza. Non è previsto alcun contributo (come nelle primarie del Pd) ma un salvadanaio per un’offerta libera destinata alla ristrutturazione di un centro anziani in periferia. La scheda presenterà tre quesiti: uno sui punti principali del programma, l’altro sul nome di Guido Bertolaso, il terzo sull’adesione ai valori del centrodestra.
“Abbiamo condiviso tutto con i tre partiti della coalizione”, spiega l’ex capo della Protezione Civile, specificando però che il referendum è stato “organizzato dal comitato di Guido Bertolaso sindaco, non è un’iniziativa organizzata dai tre partiti”. Berlusconi, che ha caldeggiato il suo nome sin dall’inizio, approva e sta pensando a un viaggetto nella Capitale nel weekend, per sostenerlo.
Matteo Salvini, ovviamente, si defila e boccia l’iniziativa: “Non ci sono le condizioni di serietà e lealtà per sondare i cittadini sulla candidatura di Guido Bertolaso a sindaco di Roma”. Francesco Storace, candidato sindaco de La Destra, è d’accordo: “Sono una cosa poco seria”. Gianmarco Centinaio, coordinatore di Noi con Salvini Roma e Lazio, e il vicesegretario della Lega Nord Giancarlo Giorgetti ribadiscono che “Bertolaso non è né è mai stato il nostro candidato”, e che “noi le nostre primarie le abbiamo già fatte il 27 e 28 febbraio e i cittadini ci hanno dato una risposta chiara e inequivocabile: no Bertolaso. Che senso ha insistere? A questo punto invitiamo FI e FdI a un’ulteriore riflessione se non vogliamo consegnare Roma al Pd”.
Bertolaso incassa e si prepara alla batosta, aspettandosi “truppe cammellate contro di me e gente che voterà in 10 o 20 gazebo per mettermi in difficoltà”. Del resto i votanti non saranno né registrati ai seggi né controllati. “Se il centrodestra si ricompatta e con serietà e determinazione prende le redini della città, anche con Storace che invece di fare le bizze capisce che può essere una grandissima opportunità anche per lui, perché non potremmo vincere al primo turno”, attacca Bertolaso, che non risparmia una frecciata a Salvini: “Lui è milanese, cosa c’entra con Roma?”. “Io mollo Roma se ci sarà scarsa affluenza alle urne e se ci fossero risultati negativi”, assicura, prima di annunciare quale sarebbe a quel punto il suo futuro: “Se perdo le gazebarie lunedì stesso parto e vado in Grecia ad aiutare quei disgraziati che nessuno aiuta”. Almeno la Grecia è più vicina dell’Africa dove promise di ritirarsi Walter Veltroni.