[didascalia fornitore=”ansa”]Nello Musumeci festeggia la vittoria alle Elezioni siciliane[/didascalia]
Ecco i risultati definitivi delle elezioni regionali in Sicilia: Nello Musumeci è il nuovo Presidente della Regione e dell’Assemblea della Regione Siciliana. Quando sono state scrutinate le urne di tutte le 5.300 sezioni, i dati che pervengono dai seggi elettorali sono i seguenti:
Sebastiano Musumeci (Centro destra) ha raggiunto il 39,84% dei voti, vincendo questa tornata elettorale;
Giancarlo Cancelleri (Movimento 5 Stelle) si ferma al 34,65%;
Fabrizio Micari (PD-AP) è al 18,65%;
Claudio Fava (Sinistra) ha ottenuto il 6,14% di preferenze;
Roberto La Rosa (lista civica) è allo 0,771%.
Fin dalla campagna elettorale era chiaramente emerso che la sfida alla poltrona di governatore era a due nonostante i candidati alle elezioni regionali siciliane fossero cinque: il duello, fino all’ultimo voto, è stato tra Nello Musumeci, sostenuto dal centrodestra, e Giancarlo Cancelleri, candidato dal Movimento 5 Stelle.
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A caldo, le dichiarazioni del vincitore delle elezioni in Sicilia, Nello Musumeci: “Voglio essere e sarò il presidente di tutti i siciliani, di chi mi ha sostenuto, di chi ha legittimamente deciso di votare altri candidati e di chi addirittura ha deciso di non partecipare al voto” dice Musumeci commosso davanti al suo comitato a Catania. Secondo il neo governatore ora “bisogna recuperare l’oltre 50 per cento dei siciliani che ha deciso di non andare a votare. Ora bisogna restituire alla politica credibilità e autorevolezza”. Musumeci ci crede, “la Sicilia ce la può fare”. Poi il ricordo del neo governatore è andato al figlio Giuseppe, scomparso prematuramente nel 2013 a causa di una malformazione cardiaca asintomatica.
Giancarlo Cancelleri prende più voti del suo partito. Il candidato grillino, infatti, è al 35% e raccoglie più consensi del M5S che è al 27,2%. Al contrario, il candidato di centrosinistra Fabrizio Micari è al 18%, meno di quanto incassa la coalizione che lo sostiene al 25,9%. Per quanto riguarda il candidato della Sinistra Claudio Fava è al 6% mentre la sua coalizione al 7,3%
E’ partito alle 8 di lunedì 6 novembre lo spoglio nelle 5300 sezioni della Sicilia delle schede per l’elezione del presidente della Regione Siciliana e dei 70 deputati dell’Assemblea. Le operazioni di voto si sono concluse alle 22 di domenica 5. Fin dalle prime proiezioni, il candidato del centrodestra Nello Musumeci è stato in vantaggio su Giancarlo Cancelleri, l’aspirante governatore del M5S.
Con i dati definitivi possiamo fare un bilancio dei risultati delle elezioni regionali siciliane 2017, ma già ora sembra chiaro che non ci sono i numeri per la governabilità: chiunque sia il vincitore di questa tornata elettorale sarà costretto a cercare alleanze di volta in volta per ogni provvedimento da approvare.
[didascalia fornitore=”ansa”]Da sinistra: Nello Musumeci e Giancarlo Cancelleri[/didascalia]
Di certo sembra evidentissima la bastonata al PD, che ultimamente in Sicilia non ha saputo tanto incamerare consenso, guadagnando una sconfitta davvero indiscutibile. E’ vero che l’uscente Crocetta era del PD, ma all’epoca della sua vittoria, i voti non erano stati portati soltanto dal partito democratico, anzi, era sostenuto da una nutrita serie di liste che ha fatto la differenza. Il PD ha quindi perso perché non è riuscito a compattare le sinistre, e gli elettori hanno disperso voti su diversi candidati. Renzi avrà imparato la lezione? Ha capito che per compattare il peso del Pd in Sicilia deve aprire alle sinistre?
All’indomani del voto in Sicilia, nel centrosinistra si continua a litigare mentre si cerca di addossare a destra e a manca le responsabilità di una clamorosa sconfitta. Così, anche il presidente del Senato Pietro Grasso è stato accusato di avere causato l’emorragia di voti a sinistra perché non aveva accettato la candidatura alla presidenza della Regione. Grasso ha definito “patetiche” queste argomentazioni, scrivendo una lunga nota in cui ha anche chiarito di confermare la sua uscita dal Pd: “Ho rifiutato la candidatura, il 25 giugno scorso, per motivi di carattere istituzionale”, scrive Grasso, ribadendo la sua presa di distanze dai “metodi e contenuti dell’attuale classe dirigente del partito”.
Le polemiche non sono mancate in questa tornata elettorale siciliana. Quando ancora le operazioni di spoglio devono arrivare alla conclusione, da parte del Movimento Cinque Stelle ci sono state diverse reazioni eclatanti, come Luigi Di Maio che ha deciso di annullare il confronto con Matteo Renzi in tv, organizzato giusto alla vigilia del voto, con la scusa che il Pd, dato che ha perso, non è più un competitor dei cinquestelle. La notizia ha cominciato a rimbalzare via social, ma i commenti all’indirizzo del leader grillino sono stati abbastanza duri:
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/politica/2017/11/06/di-maio-annulla-il-duello-tv-con-renzi-il-pd-non-e-piu-nostro-competitor/190103/” testo=”LUIGI DI MAIO FA DIETRO FRONT E ANNULLA IL DUELLO IN TV CON RENZI”]
“Mi dispiace ma stavolta Di Maio ha sbagliato alla grande… Non si può rompere le balle per anni chiedendo un confronto con Renzi e annullarlo poi il giorno prima… Grosso errore, e lo dico da elettore Cinquestelle”, scrivono nella pagina Facebook di Di Maio. “Un leader dovrebbe onorare gli impegni presi, ma forse lei può non farlo perché leader non lo è mai stato”, dice un utente, un’altra replica: “Tu hai solo paura del confronto con Renzi. Inutile che ci giri intorno. ricordati che ancora non avete vinto, né in Sicilia né alle Politiche”.
“Invece di fare un post che sa tanto di vecchia politica – si legge sui social – faresti meglio ad ammettere la sonora sconfitta e soprattutto a non scappare dal confronto con Renzi che tanto hai voluto ed ora cancelli. Io mi sto sbellicando dalle risate. Il tuo atteggiamento è patetico”. I commenti si dividono fra detrattori e sostenitori, ma mai sono stati così tanti quelli negativi. Il capo politico del M5S viene definito: “Buffone, chiami al dibattito una persona (con la speranza che questo declinasse l’invito per criticarlo) e invece con una supercazzola di 4 righe ritiri la parola. Degno rappresentante del movimento inutile”.
E qualcun altro ipotizza il complotto: “A ridicolo. Hai paura? Il Pd ha perso unicamente a causa di Fava e della dispersione del voto a sinistra. Tu e Bersani non sapete nulla della candidatura di Fava vero? Confrontati con Renzi anziché scappare come un coniglio”. “Ma che senso ha tirarsi indietro? – si chiede un altro utente – Fai veramente vedere la tua debolezza e l’incapacità assoluta di reggere un confronto ‘vagamente’ democratico ed equilibrato. Siete dei poveracci”.
L’occasione di Grillo e del Movimento 5 Stelle di governare la Sicilia è stata persa. Ma non per questo i grillini hanno intenzione di stare fermi a guardare mentre gli altri sottolineano la loro sconfitta. Così qualcuno ha già gridato ai brogli, ipotizzando un nuovo conteggio delle schede elettorali: “Queste elezioni saranno ricordate come quelle dei grandi brogli. Per questo avevamo richiesto gli osservatori Osce”, sostiene il deputato M5S Manlio Di Stefano in un punto stampa dopo il voto in Sicilia, commentando il fatto che in testa non c’è il candidato pentastellato Giancarlo Cancelleri. “Lo scarto dei voti reali – specifica Di Stefano – è di circa 20mila voti, vale a dire i voti che potrebbe portare Francantonio Genovese”, il cui figlio Luigi è candidato con Musumeci. “Il riconteggio – precisa – è una delle ipotesi che ci sono, ma prima vediamo quali saranno i risultati e lo scarto, poi valuteremo, deciderà Cancelleri”, ha concluso.
E dal mercato di piazza Duomo a Catania, Roberto Cazzullo ha dato le pagelle ai contendenti: per Musumeci il voto è 7, a Renzi ha dato un 5, Di Maio non classificato. Per vedere l’intervento integrale di Cazzullo, clicca qui.
Tra i risultati più importanti si rileva che il Movimento 5 Stelle stravince a Siracusa con il 34,89% mentre il risultato più basso lo registra a Messina con il 19,74. Forza Italia domina a Messina con il 23,46% e cade ad Agrigento con il 10,58%; il Pd raggiunge il suo risultato più alto a Enna con il 22,46%, il più basso a Palermo con l’8,83%; Lega e Fdi a Catania conquistano l’8,32%, ma scendono ad Agrigento con il 2,34%; Alternativa popolare arriva al 9,11% a Siracusa, ma tocca il punto più basso a Trapani con lo 0,96%.
AFFLUENZA ALLE ELEZIONI SICILIANE 2017
Alle urne, per eleggere il Presidente della Regione e dell’Assemblea della Regione Siciliana domenica 5 novembre sono stati chiamati in 4.661.111. Le votazioni si sono svolte dalle ore 8 alle ore 22 e le operazioni di scrutinio ufficiale avranno inizio a partire dalle ore 8 di lunedì 6 novembre. Alle 19.00 di domenica il dato dell’affluenza ha registrato una partecipazione del 36,39% degli aventi diritto al voto, ovvero 1.695.182 persone. Il dato sull’affluenza delle 22 è del 46,76%, in discesa rispetto al 47,41% di cinque anni fa. Affluenza in lieve calo, quindi, per queste elezioni regionali rispetto al 2012:
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/politica/2017/11/03/elezioni-regionali-in-sicilia-candidati-e-quando-si-vota-per-il-presidente-e-i-deputati-dell-ars/183283/” testo=”LE SCHEDE DEI CANDIDATI ALLE ELEZIONI IN SICILIA”]
COME SI E’ VOTATO ALLE ELEZIONI SICILIANE 2017
Le elezioni del Presidente della Regione e dell’Assemblea regionale sono contestuali e sono a suffragio universale e diretto. Il nuovo parlamento isolano dura per 5 anni e sarà composto da 70 deputati (contro i precedenti 90). Le modalità di svolgimento delle elezioni sono disciplinate dalla legge regionale 20 marzo 1951, n. 29 (“Elezione dei Deputati all’Assemblea regionale siciliana”) e successive modifiche. Circoscrizioni:
– il collegio elettorale per l’elezione del Presidente della Regione coincide con il territorio regionale;
– per l’elezione dell’Assemblea il territorio della Regione è ripartito in un numero di circoscrizioni pari al numero delle province regionali. L’ambito territoriale di ciascuna circoscrizione coincide con il territorio provinciale.
– l’elezione del Presidente della Regione e dell’Assemblea regionale sono contestuali e le votazioni avvengono su un’unica scheda.
Esercizio del diritto di voto:
– la scheda è unica e l’elettore può esprimere due voti: uno per la lista regionale e uno per la lista provinciale;
– voto di preferenza: è possibile esprimere la preferenza per uno dei candidati inseriti nelle liste provinciali;
– voto disgiunto: l’elettore può votare una lista regionale e una lista provinciale non collegate fra loro;
– nel caso in cui l’elettore ometta di votare per una lista regionale, il voto validamente espresso per una lista provinciale si intende espresso anche a favore della lista regionale che risulta collegata con la lista provinciale votata.
E’ proclamato eletto alla carica di Presidente della Regione il capolista della lista regionale che consegue il maggior numero di voti validi.
Avviene con sistema proporzionale con correttivo maggioritario. Dei 70 seggi dell’Assemblea siciliana: 62 sono attribuiti in ragione proporzionale sulla base di liste di candidati concorrenti nei collegi elettorali provinciali – uno al Presidente di regione; uno va al capolista della lista regionale che ottiene una cifra di voti validi immediatamente inferiore a quella conseguita dalla lista regionale risultata più votata; i restanti, fino ad un massimo di 6, ai candidati della lista regionale del Presidente eletto. Casi particolari sono disciplinati dalla legge elettorale regionale.
Per quanto riguarda i deputati, invece, 16 saranno eletti nella provincia di Palermo, 13 a Catania, 8 a Messina, 6 ad Agrigento, 5 a Siracusa e Trapani, 4 a Ragusa, 3 a Caltanissetta, 2 a Enna.
Dei restanti otto seggi, uno spetta al Governatore eletto, sei andranno alla lista regionale del candidato presidente e il seggio restante andrà al candidato governatore arrivato secondo nelle preferenze.
Non sono ammesse all’assegnazione dei seggi le liste provinciali il cui gruppo abbia ottenuto nell’intera Regione una cifra elettorale inferiore al 5% del totale regionale dei voti.
In ogni lista regionale i candidati (dopo il capolista) devono essere inseriti secondo un criterio di alternanza tra uomini e donne. In ogni lista provinciale il numero di candidati dello stesso sesso non può eccedere i due terzi del numero dei candidati da eleggere nel collegio.
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