Sinan Ogan ovvero il politico che ha ottenuto il terzo posto nelle elezioni presidenziali in Turchia della scorsa settimana, ha espresso il suo sostegno al presidente in carica, Recep Tayyip Erdogan per il ballottaggio che si terrà il 28 maggio.
Durante una conferenza stampa tenutasi a Ankara lunedì, Ogan ha dichiarato che la sua campagna elettorale ha portato i nazionalisti a diventare “attori chiave” della politica turca.
Ogan ha spiegato che la decisione di sostenere Erdogan si basa sul fatto che il presidente in carica ha una maggioranza parlamentare e che è importante che il presidente e il parlamento siano sotto la stessa leadership. Inoltre ha criticato l’alleanza di Kilicdaroglu per non essere riuscita a dimostrare un successo sufficiente contro l’Alleanza popolare, che ha governato il Paese per 20 anni, ma anche per non essere stata in grado di fornire una prospettiva convincente per il futuro della Turchia.
Ogan ha dichiarato di appoggiare Erdogan nel ballottaggio in Turchia
Ogan ha affermato che la decisione di sostenere Erdogan si basa sulla necessità di continuare la lotta contro il terrorismo in modo deciso e senza sosta.
L’annuncio del sostegno di Ogan all’attuale presidente, giunge in un momento in cui i turchi si preparano a tornare alle urne domenica per il ballottaggio tra Erdogan e il leader dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu per decidere chi guiderà il paese per i prossimi cinque anni.
Nel primo turno di votazioni del 14 maggio, Erdogan ha ottenuto il 49,52% dei voti, appena al di sotto della maggioranza del 50% necessaria per una vittoria assoluta, mentre Kilicdaroglu ha ottenuto il 44,88% dei voti.
Ogan è arrivato terzo con il 5,17% dei voti, potrebbe essere un potenziale “kingmaker” nel ballottaggio, secondo alcuni analisti.
Ogan è stato un accademico, ma la sua candidatura alle elezioni presidenziali turche è stata indipendente e non è stata supportata dall’Alleanza di destra ATA o dal Partito della Vittoria. Inoltre, l’Alleanza di destra ATA non ha avuto modo di mostrare la propria posizione sull’immigrazione in Turchia, poiché non ha mai partecipato alle elezioni. La Nazione ospita il maggior numero di rifugiati al mondo, ma questa informazione non è direttamente collegata alla candidatura del terzo classificato.
Kilicdaroglu è pronto ad impegnarsi a ritirare gran parte deicambiamenti radicali attuati da Erdogan alle politiche interne, estere ed economiche del Paese, inclusa la revisione del programma economico non ortodosso che, secondo molti economisti, ha contribuito alla svalutazione della lira turca e all’aumento dell’inflazione.
D’altra parte, Erdogan ha sostenuto che un voto per lui al ballottaggio rappresenta un voto per la stabilità della Turchia. La campagna del leader si è concentrata sulla sicurezza nazionale, sulla lotta al terrorismo e sulle politiche economiche che ha attuato negli ultimi anni, sostenendo che hanno portato alla crescita economica e alla riduzione della disoccupazione.
Il ballottaggio sarà una sfida importante per entrambi i candidati, poiché il risultato determinerà il futuro della popolazione che, nonostante la voglia di cambiamento mostrata nei mesi scorsi, sembra non voler rinunciare alla via già intrapresa da Erdoganm
Ogan ha incontrato il presidente venerdì a Istanbul, prima di annunciare il suo sostegno al presidente in carica. L’incontro tra i due è durato un’ora, ma non è stata rilasciata alcuna dichiarazione ufficiale.
Secondo Seda Demiralp, professore associato all’Università Isik, l’approvazione di Ogan era attesa dopo che il politico aveva suggerito di promuovere la continuità e la stabilità, parole chiave che sono state utilizzate nella campagna elettorale di Erdogan. La decisione di sostenere Erdogan potrebbe avere un impatto significativo sul ballottaggio, poiché potrebbe spingere i suoi sostenitori a votare per il presidente in carica. Tuttavia, resta comunque da vedere se questo sostegno sarà sufficiente per garantire una vittoria a Erdogan.
Nel suo discorso di sostegno Ogan ha affermato che la dominanza dello stesso partito sia nell’esecutivo che nel legislativo può essere una buona cosa per la stabilità del paese. Inoltre, gli analisti hanno previsto che Kilicdaroglu avrebbe affrontato una corsa in salita al ballottaggio e che il Victory Party avrebbe annunciato separatamente la propria posizione sul ballottaggio martedì.
Non è però certo che tutti i sostenitori di Ogan voteranno per Erdogan al ballottaggio. Alcuni potrebbero optare per Kilicdaroglu, mentre altri potrebbero scegliere di non votare del tutto. La decisione di Ogan potrebbe influenzare gli elettori incerti, ma non è ancora chiaro in che misura. Il ballottaggio rimane quindi ancora molto incerto e la vittoria potrebbe andare a uno qualsiasi dei due candidati.
Kilicdaroglu ha impiegato quattro giorni per rompere il silenzio dopo la sua sconfitta al primo turno delle elezioni presidenziali turche. Si è rivolto ai suoi sostenitori in un discorso energico ma divisivo, invitando tutti in Turchia a fare una scelta tra il governo guidato dal presidente Erdogan, che ha affermato porterà “10 milioni di rifugiati in più“, e se stesso, promettendo di proteggere i confini turchi e di rispedire tutti i rifugiati indietro.
È da precisare che la dichiarazione di Erdogan di portare “10 milioni di rifugiati in più” non è stata confermata in modo indipendente e potrebbe essere considerata una retorica esagerata.
Il discorso di Kilicdaroglu è stato giudicato divisivo da molti osservatori, poiché ha enfatizzato le divisioni tra i turchi e ha promesso di rispedire tutti i rifugiati indietro, cosa che potrebbe essere difficile da realizzare data la complessità della situazione umanitaria a livello internazionale. il leader dell’opposizione ha anche sottolineato la necessità di proteggere i confini turchi, una questione che è stata al centro delle politiche di Erdogan negli ultimi anni.
Il discorso pronunciato da Kilicdaroglu ha messo in luce la polarizzazione politica in Turchia e il fatto che il paese si trova di fronte a una scelta importante tra due candidati con visioni politiche molto diverse che hanno focalizzato ora la questione elettorale sull’immigrazione, ovvero una situazione delicata e che è particolarmente toccante per il popolo turco.
La delicata questione dei rifugiati
La questione dei rifugiati, in particolare quelli siriani, è stata al centro della campagna elettorale in Turchia e il rivale di Erdogan Kilicdaroglu ha fatto leva sui sentimenti xenofobi di una parte della popolazione, accusando il governo di favorire l’ingresso di milioni di siriani a scapito dei cittadini turchi. Questa retorica ha alimentato il razzismo e la persecuzione nei confronti dei rifugiati in Turchia.
I leader politici hanno l’obbligo di non strumentalizzare la questione dei rifugiati per fini politici e piuttosto è opportuno trovare soluzioni sostenibili e umane per le persone in fuga dalle guerre e dalla persecuzione.
La sconfitta di Kilicdaroglu al primo turno delle elezioni presidenziali turche ha sorpreso l’opposizione, che aveva sperato in una vittoria sulla base di sondaggi pubblici che indicavano una maggioranza per lo sfidante di Erdogan. La squadra del candidato presidenziale ha impiegato quattro giorni per elaborare una strategia per il ballottaggio, il che potrebbe aver contribuito alla retorica divisiva utilizzata nel discorso del leader dell’opposizione.
Inoltre, è importante che i leader politici evitino di utilizzare un linguaggio divisivo e xenofobo che potrebbe alimentare il razzismo e la persecuzione. La Turchia è una società diversificata e pluralista, e la promozione dell’inclusione sociale e della convivenza pacifica tra tutte le comunità è essenziale per la coesione nazionale.
Se Kilicdaroglu, leader dell’opposizione turca, dovesse vincere le elezioni presidenziali e attuare la sua promessa di espellere tutti i rifugiati, compresi i 4 milioni di siriani che attualmente si trovano in Turchia, ci sarebbero conseguenze umanitarie significative.
In primo luogo l’espulsione di 4 milioni di rifugiati sarebbe un’impresa enorme e potrebbe essere difficile da attuare. In secondo luogo, molti di questi rifugiati potrebbero non avere una casa sicura da cui tornare in Siria, dove la guerra civile è ancora in corso. Ciò potrebbe portare a una crisi umanitaria ancora più grave nella regione.
Inoltre, se la Turchia dovesse espellere tutti i suoi rifugiati, compresi i siriani, è probabile che molti di loro cercherebbero di raggiungere l’Europa in cerca di protezione e di una vita migliore. Ciò potrebbe portare a una nuova ondata di migrazioni verso e Nazioni europee, con tutte le conseguenze politiche ed economiche che ne derivano.
La Turchia ha il dovere di proteggere i rifugiati che si trovano nel paese e di rispettare i loro diritti umani, come stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Rifugiati.
Il razzismo, la xenofobia e la discriminazione non sono mai la soluzione, ma solo il problema. Ankara e la comunità internazionale devono lavorare insieme per affrontare la questione dei rifugiati in modo umanitario, rispettando i loro diritti e le loro esigenze, senza tralasciare le conseguenze che derivano dai loro gesti a livello globale e non soltanto regionale