Un’inchiesta che vede al centro la morte di una giovane 17enne ma anche, fra gli indagati, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Locatelli. La giovane aveva ricevuto il trapianto del midollo, ma qualcosa è andato storto.
Lei si chiamava Elisabetta ed è morta poco dopo aver ricevuto il trapianto stesso. Ora la Procura ha deciso di andare avanti e capire cosa è successo alla giovane.
Aveva bisogno del trapianto di midollo per poter sperare in una nuova vita. Lei si chiamava Elisabetta Federico ed aveva solo 17 anni. qualcosa, forse, è andato storto dopo quel trapianto, tanto che Elisabetta è deceduta qualche giorno dopo. Era il novembre 2020.
Semplice rigetto? O c’è dell’altro? Proprio per questo, chi sta indagando sulla vicenda vuole vederci chiaro per capire se si sia trattato di un errore medico o di altro.
La storia di Elisabetta inizia quando viene sottoposta al trapianto di midollo. Un quadro clinico che, però si era aggravato quando la ragazza, sottoposta a chemioterapia, a causa delle sue difese immunitarie debilitate e molto basse, aveva contratto un’infezione. Stando al consulente della Procura, l’infezione di Elisabetta, poteva esser tranquillamente evitata.
Le conclusioni che lo stesso consulente ha tratto fanno capire come il caso di Elisabetta si è “connotato per una condotta sanitaria sotto alcuni aspetti approssimativa e non consona a un atto terapeutico complesso come quello del (trapianto) di midollo osseo” – scrivono le conclusioni.
Cosa è successo, poi, alla giovane ragazza? La lunga ospedalizzazione alla quale fu sottoposta, 53 giorni, espose Elisabetta all’infezione stessa. Per il Gip che sta indagando sulla vicenda, ci sono, adesso, anche degli indagati, a partire da Franco Locatelli, presidente del consiglio superiore di sanità e primario dell’ospedale “Bambino Gesù”, del dipartimento di Onco-Ematologia, ma anche altri due medici ai quali la Procura aveva attribuito la colpa: Pietro Merli e Maria Rita Pinto.
Questi ultimi fanno parte del reparto guidato dallo stesso Locatelli ed avevano avuto in cura Elisabetta. Ora sono finiti, tutti e due, a processo per omicidio colposo. Per Locatelli, invece, i magistrati avevano chiesto la chiusura del caso. Ma il Gip non ha accettato l’archiviazione.
Anzi, vuole capire e sollecita i magistrati ad andare e indagare più a fondo per capire le responsabilità che Locatelli ha in questa vicenda. “È veramente difficile che Locatelli sia stato all’oscuro delle scelte adottate” – scrive il Gip.
Tornando ai due medici che avevano in cura la giovane Elisabetta, il loro capo di imputazione li vede colpevoli “per inosservanza delle linee guida il decesso di Elisabetta Federico”. Nello specifico, alla dottoressa Pinto viene contestata la scelta di “un donatore non consanguineo”, anche se vi era la disponibilità del fratello della giovane a donare le proprie cellule per il trapianto.
Alla dottoressa, inoltre, viene contestato anche, stando sempre a quanto scrive chi sta indagando sulla vicenda, l’aver accettato “con imprudenza una previsione di raccolta di cellule staminali che in realtà appariva estremamente ridotta e quindi inadeguata e che quindi cagionava il fallimento del trapianto“.
Le indagini sono ancora in corso e si cerca di capire, ora, se ci siano anche altri indagati.
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