La nostra rubrica dedicata alla grammatica italiana questa settimana si dedica all’elisione e al troncamento: quando e come usarli? Quali sono le regole e gli esempi in italiano? Lasciamo perdere un attimo i tempi verbali e la concordanza e dedichiamoci a queste misconosciute pratiche della lingua italica. Si tratta in realtà di due accorgimenti linguistici che riguardano principalmente il piano fonetico della comunicazione. Ad essere onesti a scuola non è che si studiano molto e quindi è facile confonderli.
Elisione
L’elisione è la caduta della vocale finale in una parola che incontra la vocale iniziale di un’altra, ma solo se la prima vocale finale non è accentata. Per indicare questa usanza, l’elisione viene rappresentata con l’utilizzo di un piccolo e innocuo apostrofo che va a mettersi in corrispondenza della vocale caduta. Se vi state chiedendo il perché di questa finezza, sappiate che tutto dipende dal fatto che l’incontro fra due vocali consecutive può non essere proprio piacevolissimo dal punto di vista dell’orecchiabilità e può anche causare qualche problemuccio di pronuncia. Ma andiamo a vedere alcuni esempi di elisione:
– con gli articoli determinativi lo, la e relative preposizioni articolate (l’atollo, l’arancia/all’epoca)
– con l’articolo determinativo gli, ma solo nel caso incontri la vocale i, anche se non si usa più tanto (gl’italiani)
– con l’articolo indeterminativo una (un’altra, un’amaca)
– con gli aggettivi dimostrativi quello/a, questo/a (quell’amica/quest’anno), anche se in questo caso l’elisione non è necessariamente obbligatoria con i soli femminili
– con gli aggettivi bello, santo/a (Sant’Antonio da Padova/bell’uomo)
– con le particelle pronominali atone lo, la, mi, ti, ci, si, vi, ne (t’accompagno, c’era, s’arrestò)
– con la preposizione di (d’accordo)
– con la congiunzione anche, ma solo se antecedente i pronomi personali io, egli, esso/a, essi/e (anch’ella)
– con l’avverbio e congiunzione ‘come’ a cui segue il verbo essere(com’era?)
Ricordate che non vanno mai e poi mai apostrofati:
– l’aggettivo qual/quale (qual era?)
– gli avverbi finora, sinora, tuttora
Troncamento
Si chiama troncamento (o apocope), invece, l’eliminazione dell’ultima vocale atona (non accentata) o dell’ultima sillaba di una parola quando quella che incontra inizia con una consonante o, come nel caso dell’elisione, con una vocale. Se per indicare l’elisione ci serviamo dell’apostrofo, per il troncamento non usiamo alcun segno grafico. E non pensate neanche per un minuto di trovarvi di fronte allo stesso caso di prima. Con il troncamento abbiamo due parole che anche usate da sole in una frase mantengono un significato compiuto. La parola apostrofata con l’elisione, invece, da sola non vuol dire nulla. Ma andiamo a vedere qualche esempio di troncamento:
– con l’articolo indeterminativo uno (un attore) e composti come nessuno, alcuno, ciascuno a cui seguono però parole maschili che iniziano per consonante o vocale, ad eccezione della s impura, z, x, ps, gn (alcun suono, ciascun bambino)
– con gli aggettivi buono, quando è seguito da consonante o vocale (buon compagno), bello/quello usati davanti a parole maschili che iniziano per consonante, ad eccezione come sempre della s impura, z, x, ps, gn (bel viso, quel caso) e l’aggettivo santo (San Patrizio)
– con sostantivi che indicano una professione, uno stato sociale, seguiti da un nome proprio: professore, dottore e simili (professor Bianchi, dottor Rossi)
– con alcune locuzioni verbali di uso comune, come per esempio aver sonno, voler partire, saper cucinare, in fin dei conti, man mano, mal di mare
Si parla poi di un troncamento vocalico quando la vocale troncata è atona (diversa da i, e, nelle parole plurali e diversa da a, eccezioni sono ora, ormai, tuttora, orbene) e quando la consonante che la precede è L, M, N o R. Tanto per complicare la situazione, ci sono eccezioni per le quali si può usare l’apostrofo in casi di troncamento, praticamente con parole come modo/mo’, poco/po’, bene/be’, dici/di’, vai/va’.