Donald Trump era stato estromesso da Twitter dopo l’assalto a Capitol Hill, ora Elon Musk ha lanciato un referendum per farlo rientrare.
Il nuovo patron della piattaforma chiede di votare Sì oppure No in merito al ritorno di Trump, scegliendo di affidarsi al pubblico.
Questa è la domanda a cui si troveranno a dover rispondere i milioni di utenti della famosissima piattaforma di notizie e microblogging creata nel 2006 e passata lo scorso 27 ottobre sotto la direzione di Elon Musk. Una vera rivoluzione che ha portato a tanti cambiamenti e polemiche scaturite soprattutto dal licenziamento di molti dipendenti e le conseguenti dimissioni volontarie di altrettanti.
Oltre alla riorganizzazione del personale, Elon Musk si è occupato fra le prime cose di riattivare alcuni account sospesi per vari motivi e fra questi c’è anche quello di Donald Trump.
L’ex presidente americano, ritenuto responsabile dell’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio del 2021, era stato bannato in seguito a quegli avvenimenti e ora Musk ha deciso di affidarsi al parere degli utenti di Twitter per scegliere su un suo reinserimento o meno.
Ieri il neo Ceo della piattaforma con l’iconico uccellino azzurro, aveva dichiarato di non aver preso nessuna decisione in merito e così, invece che affidarsi a un organismo di controllo interno, ha scelto per il referendum popolare.
Una decisione pericolosa e molto discussa, così come le altre messe in atto finora, tuttavia non è chiaro se Elon Musk deciderà poi sulla base dell’esito oppure lo ha deciso solo per capire il parere del pubblico.
L’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti è stato un tentativo di insurrezione attuato a Washington il 6 gennaio del 2021, a opera dei sostenitori del presidente uscente Donald Trump.
Proprio quest’ultimo fomentò le rivolte sostenendo che le votazioni erano state truccate, tanto che egli stesso volle verificare di persona in alcuni Stati come la Georgia, il reale numero di consensi ricevuti. Trump contestò fin dal primo momento il risultato delle presidenziali del 2020, che proclamarono Joe Biden come 46esimo Presidente degli Stati Uniti.
Alcune fonti etichettarono l’assalto e l’occupazione che ne è derivata, come un tentativo di vero e proprio colpo di Stato, in risposta dello sdegno di Trump.
Addirittura anche i suoi figli intervennero attaccando verbalmente i membri del Congresso degli Stati Uniti e i senatori repubblicani che si schierarono contro il presidente uscente.
La manifestazione culminò in una violenta rivolta in cui le persone hanno fatto irruzione nell’edificio, il quale è stato blindato dalle forze dell’ordine che non permisero a nessuno di entrare o uscire.
Tutti i momenti al culmine dell’assalto vennero riportati da Trump su Twitter ed è proprio per questo che il social lo bannò chiudendo il suo account.
L’ex presidente condannò l’episodio, sotto diverse pressioni che gli vennero fatte. Tuttavia aveva trascorso le settimane precedenti a promuovere questo raduno, che si dimostrò disastroso e tutt’altro che pacifico: i rivoltosi agivano con ordigni esplosivi e incendi improvvisati.
A nulla servirono gli appelli di Trump per rimanere su una linea pacifica, venne comunque collegato direttamente ai fatti, nonostante il giorno successivo rilasciò un video in cui condannava le violenze ma si diceva molto contrario all’insediamento, secondo lui illecito, di Joe Biden.
Oltre Twitter, anche Facebook bloccò l’account per dissociarsi da tutta la vicenda.
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