Ali Agca, attentatore di papa Giovanni Paolo II nel 1981, avrebbe scritto una lettera al fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, con una nuova versione sulla scomparsa della cittadina vaticana 15enne.
L’attentatore di Wojtyla, secondo quanto riportato dall’Ansa, avrebbe fornito un nuovo racconto del rapimento della ragazza le cui tracce si sono perse a Roma il 22 giugno 1983.
Quella che Ali Agca avrebbe messo nero su bianco, in una lettera rivolta a Pietro Orlandi di cui dà conto Il Corriere della Sera, è l’ennesima versione dell’attentatore di Giovanni Paolo II sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.
Nella missiva, Agca avrebbe indicato un coinvolgimento del Vaticano nel rapimento della 15enne e avrebbe dipinto i contorni di un intrigo in cui spunterebbe anche un collegamento con la sparizione di Mirella Gregori.
Quest’ultima sparì misteriosamente alla stessa età, sempre nella Capitale, il 7 maggio 1983.
Secondo quanto Ali Agca avrebbe scritto nella sua lettera a Pietro Orlandi, Emanuela sarebbe stata rapita con il coinvolgimento del Vaticano, nel contesto di un intricato mosaico di ruoli.
È stata presa in consegna da alcune suore fin dall’inizio, ha compreso l’importanza del suo ruolo e lo ha accettato serenamente
In un altro passaggio della lettera sarebbe indicata anche la modalità con cui Agca avrebbe appreso questa informazione sul rapimento di Emanuela Orlandi:
So di lei soprattutto grazie a un padre spagnolo che mi ha visitato in Italia e anche qui a Istanbul
Nel suo racconto, l’attentatore di Wojtyla descriverebbe la presunta fonte come un “religioso animato da fede autentica”, una persona “che conosce i misteri del mondo e che non mente”.
Si tratta dell’ennesima versione di Ali Agca su quanto successo quel 22 giugno 1983 a Roma, quando di Emanuela Orlandi si persero le tracce catapultando la sua storia di 15enne come tante in un abisso di interrogativi che ancora oggi è senza via d’uscita.
Nella lettera, riporta ancora Ansa, Agca avrebbe parlato a Pietro Orlandi del coinvolgimento del Vaticano nel rapimento della sorella. Secondo quanto avrebbe riferito nella lettera, papa Wojtyla avrebbe creduto “profondamente nel Terzo Segreto di Fatima” e nella missione di “conversione della Russia” per cui gli avrebbe chiesto, dopo l’attentato del 1981, “di accusare i Servizi segreti bulgari e quindi il Kgb sovietico”.
Secondo Agca, il “premio” per la sua “collaborazione” sarebbe stato la sua liberazione.
Io potevo essere liberato tuttavia solo a condizione che il presidente Sandro Pertini mi concedesse la grazia ed esattamente per questa ragione Emanuela e Mirella vennero rapite
La lettera di cui oggi le cronache parlano, documento che Pietro Orlandi avrebbe confermato al Corriere della Sera di aver effettivamente ricevuto, conterrebbe anche una precisazione sul fatto che l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini “non era manovrabile”.
La missiva, riferisce ancora Ansa, si concluderebbe sottolineando che i rapimenti di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi sarebbero stati decisi dal governo vaticano ed eseguiti “da uomini del Servizio segreto vaticano vicinissimi al Papa”.
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