Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’oms, il colera sta tornando a diffondersi con un vertiginoso sovrannumero di focolai su scala globale. Da gennaio ad oggi sono già 29 i Paesi colpiti; nell’ultimo quinquennio invece era molto minore.
Secondo il responsabile della squadra dell’Oms per il colera e le malattie diarroiche epidemiche, Philippe Barboza, la diffusione pare aumentare con i recenti cambiamenti climatici.
Torna nuovamente la preoccupazione dei focolai di colera su scala mondiale. Secondo l’oms, i contagi sembrano essere più diffusi e con un alto indice di mortalità.
Uno dei motivi di questo incremento pare possa essere dovuto ai cambiamenti climatici:
“Le precipitazioni e la siccità riducono maggiormente l’accesso all’acqua pulita e creano un ambiente ideale per la proliferazione batterica”.
Queste le parole di Philippe Barboza, responsabile della squadra dell’Oms per il colera e le malattie epidemiche, il quale durante una delle ultime riunioni ha spiegato che nonostante sia ormai curabile, il colera uccide fino a 143 mila persone l’anno.
Nei primi 9 mesi di quest’anno si sono segnalati casi in ben 29 paesi; oltre al Mediterraneo, l’emergenza più grave riguarda Haiti, Malawi, Siria e Libano. L‘Agenzia delle Nazioni Unite dichiara che si andrà sempre verso focolai più gravi.
In Siria, l’epidemia è stata dichiarata il 10 settembre, con circa 20 mila i casi presunti e 60 i decessi: secondo il Raqqa National Hospital, era dal 2007 che non si registravano casi nella zona nord-ovest del paese.
L’organismo che gestisce l’erogazione dei vaccini di emergenza nel mondo, l’Icg ha comunicato la temporanea sospensione dei vaccini a due cicli perché purtroppo non sono sufficienti per l’intera popolazione.
Una scelta per poter recuperare quanti più vaccini possibili e dare la possibilità di dare protezione a più persone. Inoltre, è recente la notizia che l’azienda di uno dei due vaccini ha deciso di chiudere la produzione a fine 2022.
“Lo Shanchol è uno dei due soli vaccini usati contro il colera adatti all’uso nelle scorte globali di emergenza per rifornire i Paesi che combattono i focolai e per le campagne di vaccinazione preventiva. Quest’anno ha costituito circa il 15% delle dosi di scorta”.
Ha dichiarato amareggiato in una nota l’esperto Philippe Barboza, uno dei responsabili del team dell’organizzazione mondiale della sanità. Una decisione presa in un momento sbagliato, dal momento che il problema sta riguardando l’intera popolazione mondiale.
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