Emergono nuovi particolari sul caso Pifferi: nessun battesimo per Diana, ma auto lussuose per la madre

Continua il processo a carico di Alessia Pifferi, accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana nel luglio scorso. Stando alle testimonianze prodotte in aula, la donna avrebbe utilizzato diverse volte auto di lusso e taxi privati per spostarsi, una volta adducendo come motivo il fatto di doverne usare uno per i festeggiamenti del battesimo di Diana, ma in realtà usandola per andare e tornare dalla cittadina del suo nuovo compagno. Un altro dettaglio che aggrava ancor più la posizione della 38enne, dopo le testimonianze rese in aula nel corso della scorsa udienza da parte del medico della polizia scientifica, che aveva raccontato della situazione trovata in casa il giorno della scoperta del corpo della bambina.

Alessia Pifferi
Alessia Pifferi – Nanopress.it

Nuova udienza del processo, oggi, di Alessia Pifferi, la madre accusata di aver lasciato morire la figlia Diana, di soli 18 mesi, dopo averla lasciata da sola per giorni in casa senza cibo e acqua a sufficienza. Oggi in aula è stata la volta della testimonianza del capo della Squadra Mobile di Milano, che ha raccontato come la donna usasse i soldi destinati alla piccola per foraggiare le sue serate romantiche con il nuovo compagno, lo stesso da cui sarebbe stata nei giorni in cui la figlia moriva di stenti. La donna, stando al poliziotto, era solita chiamare taxi privati per raggiungere la Bergamasca dove viveva l’uomo, spendendo ogni volta circa 300 euro. In un’occasione, inoltre, avrebbe noleggiato una limousine, spiegando di doverla usare per il battesimo di Diana, usandola invece per una serata romantica con il partner, spendendo 536 euro, ben al di sopra delle sue possibilità, tutti dati emersi dai suoi tabulati telefonici. Uno scenario che non fa altro che aggravare ulteriormente la situazione giudiziaria e il caso della Pifferi.

Udienza caso Pifferi, auto lussuose e niente battesimo per Diana

Il capo della Squadra Mobile di Milano, Marco Calì, ha testimoniato oggi in aula durante la nuova udienza del processo ad Alessia Pifferi, la 38enne imputata con l’accusa di aver lasciato morire la figlia Diana, di 18 mesi, di stenti, nel luglio scorso. Il dirigente della Polizia di Stato ha testimoniato su quanto emerso dalle indagini sulle telecamere di sorveglianza e i tabulati telefonici della donna.

Alessia Pifferi
Alessia Pifferi – Nanopress.it

Controllando l’attività sul telefono della Pifferi, è emerso come nei giorni precedenti alla morte della sua bambina, abbia usato diverse volte dei taxi a pagamento per andare e tornare da Leffe, cittadina della Bergamasca dove viveva il suo nuovo compagno, e in un’occasione, avrebbe addirittura noleggiato una limousine, adducendo il pretesto, con un’amica, di doverla utilizzare il giorno dopo per il battesimo di Diana.

“Tutto ciò ha evidenziato anche un tenore di vita molto superiore alle sue reali possibilità, tant’è che dall’esame del telefonino e delle chat presenti, è emerso che per potersi permettere questo stile di vita, la donna incontrava spesso uomini facendosi pagare” ha spiegato Calì durante la sua testimonianza.

L’autopsia sul corpo della bimba ha evidenziato una forte disidratazione, “compatibile con la mancata assunzione di cibo e acqua”, poiché un bambino di 18 mesi ha bisogno di bere almeno 1,2 litri di liquidi al giorno. Ciò avrebbe causato alla piccola una perdita di coscienza che l’avrebbe portata quindi alla morte, avvenuta tra le 48 e le 24 ore prima.

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