Emma Sulkowicz è una studentessa della Columbia University che già abbiamo imparato a conoscere quando alcuni anno fa ha deciso di denunciare una aggressione sessuale avvenuta nella sua stanza del campus dove dormiva. Emma ha sempre sostenuto di essere stata violentata nel suo dormitorio da un suo compagno di studi. Da quel momento Emma ha cercato di convincere docenti, polizia ed amici di essere stata stuprata, violentata, che quello che è successo è accaduto davvero, che non se l’è cercata. da quel momento ha avuto l’idea di una performance artistica d’impatto visivo, e ha cominciato a girare per il campus insieme al materasso su cui è stata violentata. Ora Emma si è laureata, e anche in questa occasione si è presentata davanti ai suoi docenti con il materasso blu.
Emma si è laureata e il giorno della discussione si è portata dietro il materasso dove anni addietro sostiene di essere stata stuprata da un compagno di scuola, Paul Nungesser, scagionato dalla polizia subito dopo la denuncia della ragazza. La sua tesi di laurea sulla visual art è diventata una possibilità di performance di protesta. Emma infatti ha iniziato a portare con sè il materasso fin da quando ha denunciato di avere subito violenza. Lo stupro può accadere ovunque, ha raccontato Emma. ”Io sono stata violentata sul mio letto che da allora è diventato insopportabile per me, un peso insostenibile”. Talmente grande che ha deciso di mostrarlo a tutti, per condividerlo, per raccontarlo, per espiare un dolore troppo grande. ”Porto con me il materasso ovunque vada, affinché tutti possano sapere cosa è successo lì sopra. Lo porterò con me finché il mio aggressore non sarà punito e espulso dall’Università”. Ma nonostante la sua denuncia e quella di altre due ragazze, lo studente non è stato ritenuto colpevole dello stupro dalle autorità universitarie.
Si tratta di un gesto dimostrativo che ha avuto delle conseguenze, lei continua a protestare contro l’indifferenza dei vertici della Columbia University, il ragazzo ha denunciato l’istituto per aver consentito a Emma di denigrarlo per tutto questo tempo, anche a mezzo stampa. Su vari quotidiani internazionali il suo caso è rimbalzato con alcune sue dichiarazioni: ”Il mio violentatore è ancora nel campus. […] Ogni giorno ho paura di lasciare la mia stanza. Mi spaventano anche le persone che remotamente assomigliano al mio violentatore. Lo scorso semestre lavoravo nella camera oscura del dipartimento di fotografia. Nonostante il mio violentatore non fosse nel mio corso, ha chiesto permesso al suo professore di venire a lavorare nella camera oscura durante il mio turno. Ho iniziato a piangere e iperventilare. Finchè è nel campus con me, può continuare a molestarmi” E ancora: ”Penso che l’università sia stata spinta a ritenerlo non colpevole dal fatto, che finora la Columbia ha sempre nascosto queste cose sotto il tappeto e nessuno ne è mai venuto a conoscenza. Questo significa che l’amministrazione della Columbia sta dando asilo a violentatori seriali nel proprio campus. Sono più preoccupati della loro immagine pubblica che della sicurezza delle studentesse”.
La giovane Emma ha dichiarato di voler donare il materasso a un museo come testimonianza della sua vicenda.
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