Endoscopia: quando farla e come funziona? Questo esame consiste in un metodo di esplorazione, attraverso il quale si può visualizzare l’interno del corpo. Viene effettuata utilizzando un endoscopio, un piccolo tubo che è dotato di microcamere, per mezzo delle quali vengono trasmesse le immagini in uno schermo. L’endoscopia può essere usata per effettuare delle diagnosi, ma anche per l’esecuzione di interventi, che hanno come obiettivo quello terapeutico. Inoltre può essere un supporto durante un intervento chirurgico. A seconda della parte del corpo interessata prende un nome diverso. Ad esempio, la broncoscopia serve per l’esplorazione dei bronchi, la colonscopia è, invece, l’esame del colon.
Quando farla
L’endoscopia è destinata a molti usi. In otorinolaringoiatria permette di visualizzare la laringe e le corde vocali o di osservare lo stato delle mucose nasali. Si può fare anche quando si sospetta qualche malattia localizzata nello stomaco, in presenza di infiammazioni o, in generale, anche in altre parti del corpo, se si pensa che il paziente possa essere affetto da un tumore.
In gastroenterologia si distingue l’anoscopia per osservare l’ano, la rettoscopia per le mucose del retto, la colonscopia per il colon, la fibroscopia del tubo digerente superiore e la laparoscopia, per esplorare la cavità addominale. L’esame può essere effettuato anche in ambito ginecologico, come per l’esame del liquido amniotico o del feto, e in urologia, per l’esplorazione della vescica o quando si sospettano malattie della prostata.
Come funziona
Per l’endoscopia viene utilizzato l’endoscopio, formato da un tubo del diametro che va da 5 a 12 millimetri. Il tubicino contiene un fascio di fibre ottiche, che servono a trasmettere l’illuminazione a quella parte del corpo, la cui immagine verrà ottenuta all’esterno, attraverso un monitor. Sull’endoscopio è montata una telecamera. Inizialmente viene inserito un catetere, che contiene l’endoscopio. Quest’ultimo viene introdotto attraverso il retto, per mezzo della bocca, tramite un foro all’altezza dell’ombelico oppure attraverso la vagina.
Il catetere viene ritirato gradualmente, permettendo di filmare tutte le parti interne degli organi. In certi casi si deve ricorrere all’anestesia, sia locale che generale. In molte situazioni, invece, l’anestesia non è necessaria. L’esame non è doloroso e non presenta rischi e permette di analizzare l’interno degli organi senza ricorrere a tagli chirurgici. Può essere utilizzata anche come tecnica di intervento, come supporto ad un’operazione o per scopi terapeutici.