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Non sono andate giù a Enrico Ruggeri le critiche dei suoi fan per aver cantato nello spot di una nota marca italiana di salumi. Il cantautore milanese ha spiegato la sua posizione con un lungo post pubblicato sulla propria pagina Facebook, difendendosi dagli attacchi di ‘una piccolissima percentuale di duri e puri‘ e contrattaccando a sua volta ricordando che in passato tanti artisti illustri (ha citato Gassman, Dario Fo e Jannacci) hanno abbinato la loro immagine alla pubblicità senza provocare nessuno scandalo.
Nello spot in questione Enrico Ruggeri reinterpreta uno slogan storico nel mondo della pubblicità in Italia (‘Le stelle sono tante, milioni di milioni…‘), al quale tra l’altro si sente molto legato perché appartiene alla sua infanzia e a quella dei suoi coetanei. Proprio per questo non ha avuto dubbi quando gli è arrivata la proposta dell’azienda di salumi, eppure c’è stata una minoranza di fan (minoranza evidentemente rumorosa vista la dura reazione di Ruggeri) che gli ha rinfacciato la scelta, come se girare uno spot costituisse un’azione dequalificante per un artista che si è sempre dichiarato ‘impegnato’.
‘Non risponderò a questi solo citando la numerosa compagnia di personaggi dello spettacolo e della cultura che da sempre hanno abbinato il loro volto alla pubblicità‘, ha spiegato Ruggeri su Facebook, ‘Aggiungerò che ci sono artisti che si sono prestati a cose ben più gravi, prostitutorie direi, presso i potenti di turno, in televisione, sui giornali, nelle sedi di partito: quello è venir meno a dignità ed etica‘!
Una presa di posizione piuttosto forte che il cantautore ha ribadito andando addirittura molto indietro nel tempo con i paragoni, quando ha ricordato che anche i i più grandi pittori, poeti e musicisti del passato hanno vissuto di mecenatismo, dipingendo i nobili che li ospitavano, affrescando le loro ricche dimore o scrivendo poesie e musiche per le loro signore.
Eh sì, perché per Enrico Ruggeri la questione è tutta lì: ieri come oggi un artista, per rendere al meglio, ha bisogno di ogni tipo di supporto, anche economico. E il denaro significa indipendenza creativa: l’importante è non sprecarlo solo in macchine lussuose, barche o cocaina ma, come fa lui, utilizzarlo per fare dischi oppure per scrivere libri e articoli o condurre trasmissioni, senza dover cedere alle pressioni delle case discografiche e, più in generale, senza dover rendere conto a nessuno.
‘Anche grazie ai soldi guadagnati con gli spot pubblicitari posso permettermi i musicisti più bravi, le copertine più curate e i palchi più belli‘, ha chiuso la polemica Ruggeri, ‘Quindi per ottenere e difendere la mia autonomia posso anche prestare la mia voce, senza vendere la mia anima‘.
Che dite, ha ragione lui?