[fotogallery id=”715″]
Enzo Iacchetti arriva a Roma con il suo “Chiedo scusa al signor Gaber“, in palcoscenico al Teatro Lo Spazio di Roma (un piccolo teatro, da circa 140 spettatori, stile off Broadway), da stasera e fino al 27 aprile: il popolare conduttore e comico proporrà la sua personale riscrittura del repertorio del Gaber in bianco e nero, quello della tv degli anni ‘60, in un recital show più volte acclamato dalla critica nazionale.
Due ore di musica e intrattenimento in cui storici brani del compianto Maestro del Teatro/Canzone verranno riproposti in una riscrittura farcita da contaminazioni con la musica attuale, dal pop di Zucchero al rap di Jovanotti passando per i cori alpini e la sfrontata ironia di Enzo Jannacci. Tra i brani rivisitati ci sono Torpedo blu, Il Riccardo, Barbera e champagne, L’orgia (il brano con il numero maggiore di contaminazioni, nove), Trani a gogò, Una fetta di limone (quest’ultimo omaggio a Enzo Jannacci): per ognuna di loro, una scultura moderna a tema (l’artista Marco Lodola ha creato immagini tratte dai testi dei brani) si illumina sul palco.
“Potrebbe sembrare facile e irriverente fare un omaggio a Gaber – ha spiegato Iacchetti nel corso della conferenza stampa di presentazione – Ci ho pensato tanto prima di farlo e chi ama Gaber potrebbe storcere il naso. Ma ho scelto un titolo paraculo: anche se faccio una cavolata, posso dire di aver chiesto scusa prima”. Quello che ha fatto l’artista è “prendere gli spartiti, stracciarli e ricomporli mettendoci dentro un po’ di tutto“.
In “Chiedo scusa al signor Gaber“, la musica – coadiuvata in scena dalla Witz Orchestra e Marcello Franzoso – si alterna a monologhi originali (che parlano dell’Italia “ancora oggi medioevale e in attesa di un nuovo Rinascimento“), scritti insieme a Giorgio Centamore, in perfetto stile gaberiano; uno spettacolo con un susseguirsi di situazioni al limite dell’assurdo e del non senso e concepito da Iacchetti per “far sì – spiega – che chi conosce Gaber non lo dimentichi mai, e chi non lo conosce possa sapere quanto fosse bravo, inimitabile e irraggiungibile”.