È morto a 88 anni, a Milano, Enzo Mari, tra i più grandi maestri del design italiano nel mondo. Cinque volte Compasso d’oro, il più importante riconoscimento per i designer, Enzo Mari ha dato vita a oggetti simbolo del Made in Italy. Tra i più famosi le posate Piuma, il vassoio Putrella e l’iconica sedia Delfina. A lui si devono anche le prime copertine Adelphi e Boringhieri.
Nato a Cerano, in provincia di Novara, nel 1932, ha sempre vissuto a Milano. Studente all’Accademia di Brera dal ’52 al ’56, Enzo Mari ha militato nel gruppo di “Arte cinetica e programmata”, al fianco di un altro grande designer, Bruno Munari. Considerato da Alessandro Mendini “la coscienza dei designer“, lo ricordiamo oggi, non solo per i suoi pezzi iconici, ma anche per le decine di provocazioni, mostre e progetti attraverso cui invitava a una visione critica del mondo e della società.
Soltanto qualche mese fa Enzo Mari aveva donato al Comune di Milano il suo archivio: una vasta raccolta di opere dal 1952 al 2015. Modellini, prototipi, lucidi, disegni, prove di stampa, manifesti, opere d’arte, più l’archivio fotografico, libri e cataloghi: 1.500 opere del valore stimato di mezzo milione di euro a disposizione del pubblico all’interno delle collezioni archivistiche del Casva, il Centro di Alti Sudi sulle Arti Visive.
“Ciao Enzo. Te ne vai da Gigante“. Sono queste le parole con cui Stefano Boeri, presidente della Triennale di Milano, annuncia su Facebook la scomparsa del maestro Enzo Mari. Proprio alla Triennale aveva appena aperto la mostra “Enzo Mari”, con la curatela di Hans Ulrich Obrist e Francesca Giacomelli, in programma fino al 18 aprile.
Lo ricorda con un tweet anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Con Enzo Mari se ne va un gigante del design italiano del Novecento. Un artista di fama mondiale, creatore di icone leggendarie, cinque volte Compasso d’Oro, un maestro che con la sua riflessione teorica ha formato generazioni di designer. Milano lo ricorderà sempre“.
Suo figlio Michele, docente all’Università degli Studi di Milano e scrittore, lo aveva ritratto nella pseudo autobiografia “Leggenda privata“, un libro dove biografia e finzione si intrecciano fino a confondersi, dove per la prima volta conosciamo Enzo Mari, non soltanto come il grande designer internazionale, ma anche come padre. Un uomo “al confine tra Mosè e John Huston“, così lo descrive il figlio Michele Mari nel libro in cui indaga il complesso rapporto col padre.
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