L’8 maggio del 1988 Enzo Tortora Moriva dopo nemmeno un anno dalla sua assoluzione. Il ricordo dell’icona dell’errore giudiziario.
L’incubo di Enzo Tortora, da amato presentatore televisivo alle accuse di associazione camorristica. Il suo caso è diventato in Italia il simbolo dell’errore giudiziario e dell’inattendibilità dei pentiti di mafia: 35 anni fa la morte nel 1988.
Enzo Tortora, 35 anni fa la morte del conduttore diventato l’icona dell’errore giudiziario
Fotografato e dato in pasto all’opinione pubblica in manette, con gli agenti alle sue spalle. Un’icona del mondo dello spettacolo diventato poi l’icona del processo giudiziario errato, e dell’inattendibilità dei pentiti delle organizzazioni. Enzo Tortora morirà il 18 maggio del 1988 nemmeno un anno dopo il suo rilascio, quando la Cassazione ritenne appunto inattendibili le dichiarazioni del pentito che lo aveva accusato.
Una storia che rimane indelebile nelle menti degli italiani, dei giudici, della giustizia. Che ha mostrato al Paese anche le falle di un sistema giudiziario in quel momento impegnato in una sanguinosa lotta alle organizzazioni.
La condanna di primo grado, poi la marcia indietro e l’assoluzione con formula piena, confermata dalla Cassazione. L’accusa, da parte dei pentiti della Camorra, era quella di aver fatto parte della Nuova Organizzata di Raffaele Cutolo. Nel 1986 la Corte di Napoli, in un Paese realmente diviso tra chi voleva la condanna e chi invece gridava allo scandalo, lo aveva assolto dall’accusa di associazione camorristica. Lo choc e la disperazione, per le manette in pubblica piazza e la detenzione durata sette mesi in carcere, rimasero.
L’accusa di Gianni Melluso
Gli arresti domiciliari coincisero con il pentimento di Gianni il bello Melluso, il quale aveva raccontato alle forze dell’ordine di una consegna di droga fatte da lui a Tortora, tramite il boss Francis Turatello. Melluso ritratta, e le sue accuse risultarono infondate.
Tortora torna in libertà nel 1984, rinviato a giudizio nel 1985, dove comparve a Napoli in Tribunale per ribadire la sua innocenza. Ma il 17 arriva la catastrofica sentenza: 10 anni di reclusione per associazione per delinquere di tipo mafioso, e traffico di stupefacenti. La sentenza venne rovesciata il 15 settembre del 1986, un anno dopo, e i pentiti vennero giudicati non credibili. Rinviato a giudizio, il 4 febbraio 1985, Enzo Tortora comparve davanti al Tribunale di Napoli, ribadendo ai giudici la sua innocenza, in contrasto con le accuse dei pentiti.
Malato di cancro ai polmoni, le sue condizioni si aggravano e a soli nove dall’assoluzione muore, il 18 maggio maggio 1988.