La ricerca medica contro l’epatite C incassa un altro successo, parliamo delle recenti novità farmacologiche per la cura e quindi l’eliminazione del virus, che consentono l’utilizzo di farmaci sicuri e di semplice assunzione per favorire terapie più brevi nel trattamento dell’epatite C, anche in riferimento al genotipo di ogni paziente e al suo grado di severità della malattia. Lo scopo è quello di eradicare completamente il virus, con un uso di tali farmaci su larga scala, ma, come ricorda Ivan Gardini, presidente di EpaC Onlus: “la sola enunciazione di un ‘Piano di eradicazione‘ non basta. Ora abbiamo praticamente tutto: un Fondo dedicato, bravi specialisti e farmaci disponibili, ma serve un serio impegno da parte delle Regioni per ridefinire le reti di cura, renderle capillari per prendere in carico tutti i pazienti già diagnosticati, rinforzare i centri che hanno in carico migliaia di pazienti, e creare dei percorsi terapeutici che coinvolgano tutti gli attori coinvolti”.
I farmaci antivirali ad azione diretta sono la terapia rivoluzionaria nella cura dell’epatite C perché permettono di svincolarsi dall’utilizzo dell’interferone, che era risolutivo solo nel 50% dei casi. Con le nuove terapie a base di sofosbuvir e velpatasvir (pangenotipico di Gilead) si può intervenire e avere effetti benefici su tutti i genotipi del virus. Spiega Stefano Fagiuoli, direttore Unità complessa di gastroenterologia, epatologia e trapiantologia, Asst Papa Giovanni XXIII, Bergamo: “Grazie a queste terapie si può guarire un maggior numero di pazienti, con effetti collaterali minori ed efficacia più elevata”, “In particolare, la nuova combinazione dei due farmaci rappresenta un’importante innovazione terapeutica efficace nel 99% dei casi nei genotipi 1, 2 e 4, e nel 95% dei pazienti con genotipo 3”.
Ma come funziona la combinazione dei farmaci contro l’Epatite C? Innanzi tutto i pazienti possono essere sottoposti a terapia in tempi brevi, senza che siano effettuati test, come accade oggi, sia prima di iniziare il trattamento che durante la terapia, grazie a innovativi sistemi di monitoraggio. Un altro vantaggio del mix farmacologico che agisce su tutti i genotipi è quello di abbattere il problema delle resistenze dei virus all’azione dei farmaci. “Il nuovo pangenotipico consente al medico di trattare tutti i tipi di pazienti nelle diverse fasi della malattia, con straordinaria efficacia in quelli con malattia avanzata”, conclude Fagiuoli, sottolineando che “si tratta dell’unica terapia che è stata utilizzata con ottimi risultati nei pazienti post-trapianto”.
I risultati e i miglioramenti nelle cure che – come ricorda Valentino Confalone, General Manager in Italia dell’azienda produttrice del farmaco pangenotipico – hanno rappresentato un vero spartiacque nella storia della malattia, e spesso vengono condivisi dagli stessi pazienti sui social, come rilevato da un sondaggio sui post pubblicati sui gruppi Facebook di pazienti con Hcv realizzato da Voices from the Blogs, spin-off dell’università degli Studi di Milano, di cui ci parla il co-fondatore Andrea Ceron: “Rispetto al 2013, nel 2017 i post su Facebook ci restituiscono un sentimento più positivo: crescono del 5% i post che riportano emozioni positive”, “rispecchiando così i cambiamenti avvenuti nello scenario degli ultimi mesi”.
In collaborazione con AdnKronos
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