E’ la ricorrenza che chiude le festività natalizie l’Epifania, il cui significato religioso e letterale rimanda alla prima manifestazione divina di Cristo ai Magi giunti dall’Oriente. Il termine ‘epifania‘, infatti – di cui ‘befana‘ è il corrispondente volgarizzato – deriva dal greco ‘epiphàneia‘, ovvero ‘manifestazione‘, ‘illuminazione‘ e nella religione cristiana, di cui è una delle feste principali, ricorda la visita che Baldassarre, Melchiorre e Gaspare fecero a Gesù a dieci giorni dalla nascita. Guidati da una stella cometa, i tre sapienti giunsero a Betlemme portando tre doni: l’oro, per onorare il sovrano, l’incenso, perché con esso si adoravano le divinità e la mirra che, all’epoca, si utilizzava nelle celebrazioni funebri.
Il 6 gennaio, dunque, la Chiesa cattolica celebra la festa dell’Epifania le cui origini, stando al teologo del II secolo Clemente Alessandrino, rimandano alle prime comunità cristiane d’Alessandria d’Egitto che, sempre nel II secolo, celebravano sia la Natività che l’Epifania/manifestazione del Signore. In realtà essi associavano il termine ‘epifania‘ ai tre segni rivelatori di Cristo – l’adorazione dei Magi, il battesimo nel Giordano ed il miracolo di Cana – episodi che rappresentano tutti la ‘rivelazione‘ della natura divina di Signore. In altre parole, si tratta di una diversa interpretazione del significato originale del termine ‘epiphàneia‘: secondo alcuni, la natura divina di Gesù si manifestò per la prima volta con la visita dei Magi, secondo altri durante il suo battesimo, da adulto, nel Giordano, secondo altri ancora, durante il suo primo miracolo alle nozze di Cana. Diffusasi dal IV secolo in poi come festa che ricorda la visita dei Magi alla grotta di Betlemme, l’Epifania chiude da allora il ciclo delle celebrazioni natalizie.
La Befana: origini e tradizioni
Personificazione dell’Epifania – di cui è il termine volgarizzato – la Befana ricorda, nel suo significato religioso e letterale, i doni che i Magi offrirono a Gesù appena nato. E’ una figura folkloristica tipicamente italiana che la tradizione vuole anziana, brutta e vestita di stracci. In groppa alla sua scopa la Befana riempie di doni le calze dei bimbi buoni, lasciando a quelli cattivi solo cenere e carbone.
L’origine di questa figura risale, presumibilmente, agli antichi Romani che celebravano quell’arco di tempo che passava tra la fine dell’anno solare (solstizio invernale) e la ricorrenza del Sol Invictus (celebrazioni pagane legate al culto del Sole). Durante le dodici notti che passavano dall’una all’altra ricorrenza, i Romani credevano che delle figure femminili volassero sopra i campi coltivati per propiziarne i raccolti, da cui la tradizione della ‘donna volante’ evolutasi, poi, nella ‘vecchia a cavallo di una scopa’.
Queste tradizioni pagane, condannate dalla Chiesa perché frutto di influssi maligni, sfociarono, soprattutto nel Medioevo, nell’attuale figura della Befana che, in contraddizione col suo aspetto ripugnante, è in realtà benevola e dispensatrice di doni.
Tuttavia, in alcuni Paesi nord-europei (come anche in Tirolo, Friuli e Veneto) l’usanza di bruciare in piazza vecchi fantocci che richiamano le sembianze della Befana, rimanda a quelle antiche credenze medievali che associavano la vecchia sulla scopa a streghe e a figure diaboliche. Questi riti, in cui il fuoco è il protagonista principale, da una parte consentono di bruciare, oltre alla vecchia brutta e cenciosa, anche tutto il ‘negativo‘ dell’anno appena passato, dall’altra, il fuoco e le grida che lo accompagnano, scacciano le presenza maligne per evocare la luce del Sole di cui, dopo il solstizio, si attende il ritorno.
Nonostante l’aspetto e le connotazione di strega, dunque, nella tradizione italiana la Befana rimane una vecchia brutta, sì, ma di buone intenzioni: volando sulla sua scopa, lascia cadere nei camini i doni per i bimbi buoni, e carbone per quelli cattivi. Ma perché proprio il carbone? Secondo alcuni perché richiama il fuoco nascosto nel ventre della Terra, pronto a riaccendersi al primo sole primaverile; secondo altri, l’immagine del peccato che ‘annerisce’ l’anima.
In ogni caso, la Befana, sebbene assimilata dalla tradizione cattolica, non ha nulla a che vedere con il significato religioso dell’Epifania: qualcuno, infatti, ritiene sia la personificazione di Madre Natura, che giunta alla fine dell’anno invecchiata e avvizzita, offre dei regali che rappresentano i semi dai quali rinascerà nuovamente bambina.