Per fortuna, alla fine vengono annullate, ma di cartelle sbagliate – cioè che contengono errori fiscali emessi dagli enti creditori – Equitalia ne ha distribuite tante negli ultimi anni. Dal 2000 al 2015, ad esempio, sono state il 20% del totale. Questo significa che una volta su cinque al cittadino è stato richiesto il pagamento di un debito mai contratto.
Il neo amministratore delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, eletto lo scorso giugno, è stato ascoltato in una audizione al Senato in cui ha fatto il punto sull’ammontare delle riscossioni eseguite dalla società per lo Stato. Com’è la situazione dei debiti degli italiani con il fisco?
Il valore delle cartelle è stato così stimato:
Da 1 a mille euro: 3%
Da mille a 5mila euro: 8%
Da 5mila a 10mila euro: 6%
Da 10mila a 50mila euro: 20%
Da 50mila a 100mila euro: 9%
Oltre 100mila euro: 53%
Nel periodo che va dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015, però, il 20,5% delle cartelle è stato annullato dagli stessi enti creditori, come ad esempio l’Agenzia delle Entrate, l’Inps o l’Inail, come anche le pubbliche amministrazioni, perché è stato accertato (dal giudice o seguendo l’annullamento per ‘autotutela’) che il debito, per un totale di 217 miliardi di euro, non era dovuto al fisco dal contribuente.
Chi ha la responsabilità di aver sbagliato gli invii? Secondo dati Equitalia, 175 miliardi non dovuti sono stati chiesti dall’Agenzia delle Entrate, 23,3 miliardi dall’Inps, circa 10 miliardi dall’Inail e 7,4 miliardi da altre Comuni o enti pubblici. Anche se parte dei cittadini ha gioito a vedere ritirare la richiesta di pagamento, non dimentichiamo che il problema per il fisco, resta: ci sono troppe poche entrate.
E molte sono invece le difficoltà del caso, visto che più di un terzo del totale di 841 miliardi di euro probabilmente non entreranno mai nelle casse dello Stato. Il perché è presto detto: 138 miliardi di euro vengono chiesti a soggetti falliti; 92 miliardi è l’ammontare di euro dovuti da persone che l’Anagrafe tributaria considera nullatenenti; 78 miliardi di euro sono chieste a persone decedute o imprese cessate.
In conclusione, soltanto il 5% dei carichi gestiti da Equitalia tra il 2000 e il 2015 risulta effettivamente esigibile, ovvero 51 miliardi di euro. Decisamente poco se pensiamo che il totale di crediti da riscuotere affidati alla società ammontano a 1.058 miliardi di euro.
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