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Era d’estate, il libro sulle stragi mafiose del ’92

Come vissero i politici e gli intellettuali dell’epoca, le stragi mafiose del ’92? Era d’estate, il libro a cura di Alessandra Turrisi e Roberto Puglisi, raccoglie i ricordi e le riflessioni di chi quelle stragi le visse da vicino, dall’attentato del 23 maggio a Capaci, in cui perse la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, a quella di via d’Amelio, appena due mesi dopo, in cui fu ucciso Paolo Borsellino. Il libro, a cui si sono ispirati gli sceneggiatori del film evento dedicato ai due giudici, Era d’estate, nelle sale italiane il 23 e il 24 maggio 2016, raccoglie anche la testimonianza di Manfredi, secondogenito del giudice Borsellino che, con un pensiero di ringraziamento dedicato a suo padre, conclude la sua riflessione su quella tragica estate di morte.

Era d’estate è il libro, uscito per la prima volta nel 2010 per Pietro Vittorietti Edizioni, che raccoglie, in forma narrativa, i ricordi e le riflessioni su una delle pagine più drammatiche della storia d’Italia, quella dell’estate ’92 quando, in due terribili attentati, persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i giudici simbolo della lotta a Cosa Nostra. A cura dei giornalisti Alessandra Turrisi e Roberto Puglisi, il libro è nato da un’idea di Manfredi Borsellino, all’epoca dei fatti poco più che un ragazzo e oggi commissario di Polizia. ‘Ho iniziato a piangere la morte di mio padre – racconta Manfredi nel libro Era d’estate – mentre vegliavamo la salma di Falcone nella camera ardente allestita a Palazzo di Giustizia. Non potrò mai dimenticare che quel giorno piangevo la scomparsa di un collega e amico fraterno di mio padre, ma in realtà è come se con largo anticipo stessi già piangendo la sua’.

Era quasi estate, infatti, quando, Giovanni Falcone fu massacrato, con la moglie Francesca e gli agenti della scorta, mentre viaggiava sull’A29, nei pressi dello svincolo di Capaci. Appena due mesi dopo, il 19 di luglio, la mafia colpì, insieme alla sua scorta, anche Paolo Borsellino, qualche istante prima che suonasse a casa della madre in via d’Amelio, a Palermo. Erano gli anni in cui Cosa Nostra spadroneggiava senza tregua, convinta del proprio strapotere e di poter colpire (tranquillamente) anche quei pochi che, come Falcone, Borsellino e, più tardi, don Pino Puglisi, cercavano in tutti modi di tenerle testa.
Quei tragici avvenimenti, però, segnarono la coscienza dell’Italia intera, di chi era giovane all’epoca dei fatti e di chi, tra politica e cultura, operava per il bene della Nazione: giornalisti, avvocati, insegnanti, magistrati, medici, imprenditori. Ognuno di loro ha lasciato il proprio ricordo, la propria riflessione su quegli avvenimenti, sui due giudici caduti e su cosa significò, per loro, quell’immensa tragedia: insieme ai curatori del libro, Era d’estate raccoglie, infatti, i commenti dell’imprenditore messinese Alessandro Rizzo (che vive sotto scorta ormai da diversi anni), dell’attore Paolo Bruglia, dell’avvocato Francesco Campagna, del magistrato Alessandra Camassa, del sociologo Umberto Di Maggio e del Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso (che ha curato, tra l’altro, anche la Prefazione) e di tanti, tanti altri. Dalle loro riflessioni, dai commenti su come è cambiata la loro vita dopo quei mesi che, con il loro carico di morte, rovesciarono anche le certezze più radicate, emerge il lato (forse) più intimo dei due giudici uccisi, visti dalla prospettiva di uomini ‘normali’ prima che di politici o magistrati.
Il libro, che ha fatto da sfondo al film omonimo, sul ‘soggiorno forzato‘ dei due giudici all’Asinara, nell’estate del 1985, è più che mai un contributo importantissimo per capire come quei momenti abbiano cambiato la percezione del fenomeno mafioso e il modo di combatterlo. ‘Per recuperare la vista giusta, la luce esatta degli occhi, commentano i curatori del libro, era necessario ripartire dalle voci, dagli accenti di tanti che attraversarono quell’estate di morte’. In Era d’estate c’è proprio questo, ‘il racconto delle metamorfosi, delle vocazioni alla giustizia e alla bellezza che sono nate nel nome e nel ricordo di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino’.

Caterina Padula

Giornalista pubblicista, appassionata di scrittura, mi occupo da anni di approfondimenti culturali e di informazione online. Da sempre lettrice accanita e curiosa, amo la musica, l'arte e tutto ciò che è natura.

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