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Categories: Spettacoli

Erdogan contro le donne: “Non sono uguali agli uomini, devono solo fare figli”

Le donne hanno un solo ruolo nella società, essere madri, anche perché uomini e donne non sono uguali e chi lo pensa va contro natura. Parola di Recep Tayyip Erdogan, presidente turco, che è intervenuto a Istanbul all’incontro dedicato al tema “Donne e giustizia” sulle pari opportunità. Un salto indietro nel tempo fatto davanti a una platea per lo più femminile (che tra l’altro lo ha applaudito) e a ridosso della Giornata contro la Violenza sulle Donne. A leggere le parole del presidente, vengono i brividi e ci si chiede se mai qualcuno chiederà sanzioni per parole che sono un incitamento all’odio e al razzismo di genere, senza se e senza ma.

Erdogan è un devoto musulmano: in precedenza aveva già detto che le donne dovrebbero partorire almeno tre figli, e ha anche provato a rendere illegali l’aborto e il divorzio. Il suo governo nel luglio scorso aveva provato a togliere anche il sorriso alle donne. Il vicepremier e portavoce dell’esecutivo, Bulent Arinc, aveva infatti dichiarato che “una donna sa cosa è morale e cosa è immorale e per questo non riderà in pubblico, non assumerà atteggiamenti ammalianti e proteggerà la sua castità”. Pr tutta risposta, da tutto il Paese e il mondo i social network si erano riempiti di immagini di donne sorridenti.

L’ultima uscita però è tale da far cadere ogni riserva. “La nostra religione ha definito il posto delle donne nella società: la maternità”, ha iniziato il presidente. “Porre donne e uomini sullo stesso piano è contro natura. Uomini e donne sono stati creati diversi. La loro natura è differente. La loro costituzione è differente. Perché alle donne non è richiesto di fare lo stesso lavoro degli uomini, come nei regimi comunisti. Mentre le madri godono di una posizione alta, la più alta. Che solo loro possono raggiungere”.

E ancora. “Non si può spiegare questo alle femministe. Loro non accettano la maternità. A loro non interessa”, ha concluso, ricordando l’esempio dell’Anatolia negli ultimi decenni dove “le nostre povere madri hanno sofferto enormemente e si sono ingobbite, mentre gli uomini giocavano a carte o a dadi nelle sale da tè. Un crimine”.

Nel 2014, in uno Stato laico (come è la Turchia), il massimo rappresentante della politica nazionale tuona contro le donne, relegandole al solo compito di madri. Come se le donne non avessero la libertà di scelta di fare o non fare figli. Come se il loro unico valore fosse legato alla prole. Come se non fossero persone prima che donne.

Oltretutto lo dice usando lo schermo della religione, senza prendersi la responsabilità personale di quello che sostiene, tanto “lo dicono i testi sacri”. Non entriamo nel discorso religioso, anche perché la Chiesa cattolica ne deve fare ancora molta di strada in fatto di parità tra uomo e donna e sui diritti delle donne.

Togliere a donne, ragazze e bambine la libertà di scegliere di essere madri è la più grande violenza che si possa fare. Mettere al mondo un figlio è prima di tutto un atto d’amore, non un’imposizione dall’alto. Nel mondo ci sono milioni di donne che devono sposarsi contro la loro volontà, devono mettere al mondo dei figli con uomini che non amano e li devono crescere da sole. Le mutilazioni genitali femminili nascono da questa visione: ti mutilo così non proverai mai piacere, ti terrò sotto controllo e ti imporrò quando e con chi fare figli.

In questo modo si crea anche il senso di colpa nelle donne, che sia per una violenza subita o anche semplicemente per la volontà di essere se stesse: se il valore di una donna è dato solo dalla maternità (e per un volere religioso), il resto è “male” e quindi va ostacolato.

Invece di aiutare le donne a esprimere il loro enorme potenziale, le si schiaccia sotto il peso di un’imposizione perché “non sono uguali all’uomo”, quando poi la realtà smentisce queste credenze medievali. Ci sono donne che vanno nello spazio come la nostra Samantha Cristoforetti perché sono brave e valgono (anche fisicamente) quanto gli uomini.

Poi ci sono tutte le madri del mondo. Facile parlare di maternità quando si è uomini, quando non si mette a rischio la propria vita. Invece, le donne non pensano a quanto sia rischioso e doloroso il parto: lo fanno e basta. Crescono e amano i figli, si prendono cura di loro e nel frattempo lavorano, si occupano del marito, della casa, degli anziani, della famiglia e della società. Da sole e senza che qualche dio o chi per lui le obblighi.

La parità tra uomo e donna nasce dalla valorizzazione delle diversità, dalle stesse opportunità, dal rispetto della persona come individuo. Tutto il resto è solo paura e vigliaccheria.

Lorena Cacace

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