Dopo l’incontro diplomatico in Kazakistan tra Recep Tayyip Erdogan, presidente turco, e Vladimir Putin, suo omologo russo, si fa largo la proposta moscovita di dirottare il gas russo verso la Turchia, la quale dovrebbe poi riversarlo in Europa.
L’incontro tra i due leader si è svolto giovedì 13, ma l’effettivo interesse di Ankara è emerso solo oggi per bocca dello stesso Erdogan, che ha annunciato l’avvio degli studi preliminare per l’implementazione del collegamento gasiero trai due stati.
Giovedì 13 ottobre ad Astana, in Kazakistan, i capi di stato di Turchia e Russia si sono incontrati, teoricamente per continuare i negoziati di pace nei quali Erdogan è coinvolto in qualità di mediatore tra Occidente e NATO, da un lato, e Federazione Russa dall’altro, in realtà per fortificare gli scambi economico-energetici tra i due Paesi.
Difatti il vertice si è concentrato esclusivamente sulla proposta di Putin di dirottare il gas russo, impossibilitato per sanzioni e sabotaggi a transitare lungo le consuete condotte del centro e nord Europa, verso la penisola anatolica, la quale provvederà poi a redistribuirlo nei paesi europei.
Secondo l’ex KGB ciò garantirebbe una piazza di interscambio energetico in cui i prezzi potrebbero essere stabiliti secondo pure logiche di mercato, cosa che invece non starebbe avvenendo nella borsa TTF di Amsterdam per via delle sanzioni europee e dei sabotaggi dei gasdotti russi, come nel caso del Nord Stream 1 e 2.
Naturalmente Putin non indica le ragioni a causa delle decisioni di Bruxelles, ossia la sua insensata e violenta invasione dell’Ucraina e il connesso uso del gas quale arma geopolitica verso l’UE attraverso cui finanziare le proprie spese belliche.
L’iniziativa ha forse colto di sorpresa lo stesso Erdogan, che ha atteso la giornata di oggi per pronunciarsi effettivamente sulla proposta. Il leader di Ankara ha affermato che è necessario fare presto affinché si possa al più presto dare corpo al progetto putiniano.
La Turchia, che si sta abilmente muovendo tra i due fronti in lotta cercando di ottenere da entrambi i maggiori vantaggi per sé (vedi anche ad esempio i veti NATO su Svezia e Finlandia), assapora le grandi e ghiotte quantità di idrocarburi che da Mosca potrebbero riempire l’Anatolia, implementando enormemente il peso turco sul mercato energetico.
In tale maniera Erdogan potrebbe avere due leve di ricatto verso Bruxelles: i migranti, già usati come strumento di pressione in cambio di finanziamenti e politiche concilianti, ed ora il gas.
Per l’ex sindaco di Istanbul il tempo per scongiurare una catastrofe invernale è assai poco, per questo le amministrazioni dei governi dei rispettivi stati avrebbero già dato il via a tutte le indagini sulla fattibilità del collegamento.
Riguardo quest’ultimo si vorrebbe utilizzare ed implementare il Turkish Stream, un gasdotto inaugurato nel 2020 che collega direttamente Russia e Turchia attraverso il Mar Nero. La conduttura sbuca a Nord di Istanbul, nella Tracia turca (la porzione balcanica della Turchia a confine con Bulgaria e Grecia) e ciò le permetterebbe, dopo opportuni aggiornamenti di portata consentita, di distribuire il gas in Europa attraverso gli allacci gasieri già presenti nell’area geografica indicata.
Erdogan con pazienza tesse la sua tela di influenze e potere, resta da capire se l’Europa, intenta a uscire dalla tana dell’orso russo, possa ora cadere nella ragnatela del sultano turco.
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