La Turchia sarà chiamata alle urne nel 2023 per rinnovare il proprio presidente: Erdogan, capo di stato uscente, ha già avviato la sua campagna elettorale con l’obiettivo di migliorare l’economia turca e ottenere così il terzo mandato consecutivo.
Dopo anni difficili, con un’economia che va a rilento e un’inflazione galoppante, alcuni segnali di ripresa sono stati avvertiti negli ultimi tempi e la formazione dell’attuale presidente, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), sembra in risalita nei sondaggi.
La situazione economica turca non è delle più rosee: ad agosto l’inflazione si è attesta all’80% e la lira turca viaggia con una svalutazione del 27% rispetto al dollaro U.S.A.
Il presidente turco ha optato per ripetuti tagli ai tassi di interesse per dare liquidità all’economia (convinzione che per essere portata avanti lo ha costretto a sostituire tre governatori della Banca Centrale Turca in due anni) e per un rialzo del salario minimo del 30%.
Altra misura è stata direzionata verso il comparto pubblico a cui è stato aumentato lo stipendio di un 42%; per il privato invece Erdogan ha azzerato gli interessi sui prestiti contratti da studenti, predisposto incentivi per l’acquisto della prima casa e abbassato gli interessi sui crediti bancari per le piccole e medie imprese.
Questi provvedimenti sono stati finanziati in parte grazie alla stagione turistica, vero toccasana per le casse dello stato, ed in parte da un prestito di 8 miliardi ottenuto dalla Russia di Vladimir Putin, con cui la Turchia mantiene aperti i rapporti (Ankara non applica sanzioni su Mosca) anche in chiave diplomatica, quale interlocutore tra Cremlino e Kiev.
Se queste sono le manovre finora messe in campo dall’ex sindaco di Istanbul, molte altre norme vorrebbero essere proposte in questi mesi per assicurarsi il favore popolare nelle urne del 2023.
Innanzitutto il ministero della Famiglia ha in cantiere un condono fiscale da 30 miliardi di lire turche (circa due miliardi di Euro) per sanare i debiti di oltre 5 milioni di famiglie turche.
Si vorrebbe anche intervenire con sussidi in favore dei nuclei a basso reddito e modificare l’impianto pensionistico nazionale per permettere un pensionamento facilitato ed immediato per parte della classe lavoratrice anatolica; quest’ultima dinamica dovrebbe altresì permettere di convertire un certo numero di contratti da tempo determinato ad indeterminato.
Sul lato crisi energetica, avvertita anche in Turchia, Erdogan vorrebbe proseguire nell’opera di sovvenzionamento delle spese energetiche di famiglie ed imprese con fondi provenienti direttamente dal ministero dell’Economia.
A ciò si dovrebbe unire un accordo che Ankara sta discutendo con Mosca: in cambio di uno sconto sul prezzo del gas, la Turchia si impegnerebbe a continuare a rifornirsi di idrocarburi dalla Russia, aumentando magari i volumi di interscambio (già oggi il gas moscovita sopperisce al 40% del fabbisogno energetico turco).
Insomma il presidente turco Erdogan è più attivo che mai sulla scena internazionale come su quella interna e pochi immaginano di non rivederlo al suo posto, il prossimo anno, per continuare il cammino di rinascita del grande sultanato turco.
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