Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha intrapreso una visita in Arabia Saudita, prima tappa di un tour di tre Paesi del Golfo, al fine di attrarre investimenti stranieri per rilanciare l’economia turca, attualmente in estrema difficoltà, anche a causa del terribile sisma che ha colpito il Paese ma non soltanto, secondo numerosi critici che hanno accusato il leader turco di aver intrapreso scelte contro producenti.
Erdogan è atterrato ieri a Gedda, sul Mar Rosso, dove ha avuto un incontro con il Re Salman bin Abdulaziz Al Saud e il Principe Ereditario Mohammed bin Salman, il leader de facto saudita. Successivamente il Presidente turco si recherà negli Emirati Arabi Uniti e in Qatar, alla fine di questa settimana.
L’economia turca è alle prese con una grave crisi dovuta all’alta inflazione, alla lira debole e alla dipendenza da investimenti esteri. Ankara spera nei capitali dei ricchi Paesi del Golfo per rilanciare la crescita e il mercato finanziario interno.
Le relazioni tra Turchia e Arabia Saudita, insieme agli altri Stati del Golfo, hanno vissuto una fase di raffreddamento a causa delle diatribe degli ultimi mesi, ma recentemente sembrano essersi distese, in particolare dopo la visita del leader saudita MBS ad Ankara lo scorso aprile.
I media sauditi hanno trasmesso immagini del Presidente turco Erdogan che partecipa a un forum economico con imprenditori sauditi ed arabi. Il forum d’affari fa parte della visita di Erdogan volta ad attirare investimenti esteri per rilanciare l’economia turca.
vertici economici simili sono in programma per le successive tappe della visita del Presidente turco negli Emirati Arabi Uniti e in Qatar.
Nelle sue dichiarazioni alla partenza da Istanbul, Erdogan ha sottolineato come principale obiettivo del viaggio quello di aumentare gli investimenti e le attività commerciali con i Paesi del Golfo. Il Presidente turco ha evidenziato come il commercio bilaterale, pari a 1,6 miliardi di dollari vent’anni fa, sia oggi salito a circa 22 miliardi.
Erdogan ha dichiarato in merito: “Attraverso i forum economici in programma cercheremo modi per incrementare ancora questi dati”.
La visita di Erdogan mira dunque a intensificare le relazioni economiche con Arabia Saudita, Emirati ed altri Stati del Golfo, nel tentativo di stimolare investimenti stranieri necessari a rilanciare l’economia turca, alle prese con difficoltà dovute a inflazione elevata, valuta debole e per placare la dipendenza da capitali esteri, in particolar modo da quelli occidentali.
La visita del Presidente turco Erdogan in Arabia Saudita giunge dopo un significativo riavvicinamento tra i due Paesi, un tempo ai ferri corti per l’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi.
La Turchia ha condannato l’omicidio, avvenuto nel 2018 nel consolato saudita di Istanbul per mano di agenti di Riyadh, aprendo un’inchiesta e riferendo dettagli cruenti ai media. Ciò aveva indispettito l’Arabia Saudita.
Ma ora i rapporti si stanno normalizzando. Erdogan era già stato in visita in Arabia Saudita ad aprile e il principe ereditario Mohammed bin Salman aveva visitato Ankara a giugno 2021. Inoltre a marzo Riyadh ha depositato 5 miliardi di dollari nella banca centrale turca.
La visita riflette quanto gli Stati del Golfo siano importanti per la politica estera turca, vista la crisi economica che Ankara sta affrontando inflazione estrema e svalutazione della lira.
Erdogan sta cercando di attrarre investimenti stranieri e in questo ambito il commercio con il Golfo è passato da 1,6 a 22 miliardi di dollari negli ultimi 20 anni.
Il viaggio di Erdogan segue la sua rielezione che dimostra come, nonostante le tensioni, Ankara punti a mantenere relazioni stabili ed economicamente proficue coi regimi del Golfo.
Secondo un esperto delle relazioni tra Turchia e Golfo: “Il crescente interesse del Golfo per gli investimenti in diversi settori è una spinta per la Turchia, che sta cercando di aumentare le esportazioni per alleviare i suoi problemi economici”.
I colloqui avvenuti tra autorità tradite e turca si sono rivelati proficui ed emerge che Erdogan ha venduto droni al Riyadh.
La visita in Arabia Saudita del Presidente turco Erdogan si è rivelata un successo dal punto di vista economico.
Riyadh infatti acquisterà droni prodotti dalla Turchia, uno dei contratti che Erdogan è riuscito ad assicurare per rilanciare l’economia turca, attualmente in difficoltà.
Erdogan, accompagnato da 200 imprenditori turchi, è arrivato lunedì in Arabia Saudita, tappa di un tour nel Golfo. Le autorità saudite e turche hanno firmato diversi memorandum d’intesa in settori come energia, investimenti diretti e industria della difesa.
Il Presidente turco e il Principe Ereditario saudita Mohammed bin Salman hanno partecipato alla cerimonia di firma di un accordo tra la società turca di difesa Baykar e il ministero della difesa saudita.
Il viaggio di Erdogan e i contratti conclusi riflettono i benefici che Ankara sta raccogliendo dopo aver ricomposto la rottura con i Paesi del Golfo, dovuta soprattutto al caso Khashoggi. L’economia turca, alle prese con inflazione, valuta debole e crisi energetica, trae ora vantaggio dai legami rafforzati che le consentono di accedere a fonti estere di finanziamento e investimento.
La visita del Presidente turco Erdogan in Arabia Saudita e negli altri Paesi del Golfo giunge in un momento difficile per l’economia turca. I cittadini devono infatti fare i conti con aumenti di imposte indirette e prezzi dei carburanti, ritenuti necessari dal Ministro delle Finanze Simsek per ripristinare la disciplina di bilancio e contenere l’elevata inflazione.
Il tasso di inflazione a giugno si attestava ancora al 38%, sebbene in discesa rispetto al picco dell’85% di ottobre 2021. Il disavanzo delle partite correnti della Turchia ha raggiunto livelli record, raggiungendo i 37,7 miliardi di dollari nei primi cinque mesi dell’anno. Erdogan spera che investimenti dagli Emirati e dall’Arabia Saudita, ricche di petrolio e gas, possano contribuire ad aumentare le riserve valutarie.
La lira infatti continua a indebolirsi nei confronti del dollaro, toccando nuovi minimi, mentre gli investitori attendono la riunione della banca centrale prevista per giovedì, dalla quale dovrebbe giungere un ulteriore rialzo dei tassi di interesse.
In questo quadro, le politiche espansive adottate da Erdogan appaiono inadeguate ad affrontare la crisi, mentre la visita nei Paesi del Golfo è finalizzata soprattutto ad attrarre investimenti stranieri e sopperire alla carenza di riserve valutarie.
Dopo anni di freddezza, la Turchia ha riavviato il dialogo con i Paesi del Golfo, in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. I rapporti si erano deteriorati a causa del sostegno di Ankara alla Fratellanza Musulmana e del boicottaggio del Qatar da parte dell’asse Riyad-Abu Dhabi-Il Cairo-Manama.
La rottura si è acuita dopo l’assassinio di Khashoggi nel 2018, per il quale intelligence USA accusano il principe ereditario saudita, nonostante le smentite di Riyadh.
Negli ultimi mesi, però, i capitali degli Stati del Golfo hanno ricominciato a fluire verso la Turchia. Qatar ed Emirati Arabi Uniti hanno fornito circa 20 miliardi di dollari in prestiti, mentre l’Arabia Saudita ha depositato 5 miliardi nella banca centrale turca. Qualche giorno dopo la rielezione di Erdogan, Turchia ed Emirati hanno firmato accordi commerciali potenzialmente per 40 miliardi di dollari.
Questi investimenti dai Paesi ricchi di petrolio e gas sono ossigeno per l’economia turca, alle prese con una grave crisi valutaria, con inflazione alle stelle e squilibri dei conti delle partite correnti. La visita di Erdogan nel Golfo mirano proprio ad assicurarne la continuità e aumentare il volume, malgrado i conflitti geopolitici latenti.
Pochi giorni dopo la rielezione del Presidente Erdogan, Turchia ed Emirati Arabi Uniti hanno siglato un importante accordo commerciale dal valore potenziale di 40 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.
Il programma della visita del Presidente turco prevede un incontro con l’Emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani, martedì a Doha. Successivamente Erdogan si recherà ad Abu Dhabi per un incontro con il leader Mohammad bin Zayed Al Nahyan.
L’accordo con gli Emirati e le tappe della visita rappresentano un importante segnale di disgelo dopo anni di rapporti tesi tra Turchia e Paesi del Golfo. Il riavvicinamento è favorito dalla volontà di Ankara di attrarre investimenti stranieri per fronteggiare la crisi economica: l’inflazione alle stelle, la debole lira, il crescente disavanzo commerciale.
L’Arabia Saudita ha già depositato 5 miliardi di dollari nella banca centrale turca e Qatar ed Emirati hanno concesso una linea di credito da 20 miliardi. Le intese economiche siglate durante questo tour nel Golfo dimostrano come, nonostante divergenze geopolitiche e conflitti di interessi, la necessità di stimolare la crescita possa ricucire rapporti deteriorati.
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