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L’indagine avviata a Bologna nei confronti del figlio di Recep Tayyip Erdogan potrebbe compromettere i rapporti della Turchia con l’Italia. Bilal Erdogan è sotto indagine per il reato di riciclaggio, il figlio del leader turco si era trasferito a Bologna per frequentare un dottorato alla Johns Hopkins University.
“Se mio figlio torna in Italia potrebbe essere arrestato perché c’è un’inchiesta su di lui a Bologna e non si sa perché. Questa vicenda potrebbe mettere in difficoltà le nostre relazioni con l’Italia, che dovrebbe occuparsi della mafia, non di mio figlio”, ha detto il presidente turco intervistato a Rai News 24. “I giudici rispondono alla Costituzione italiana e non al presidente turco. Chiamiamo questo sistema “Stato di diritto” e ne siamo orgogliosi”, è la risposta di Matteo Renzi a Erdogan.
Critico l’intervento della Farnesina, “La Magistratura è impegnata con successo nel contrasto alla mafia e non ha certo bisogno per farlo dell’incoraggiamento da parte di alcuno”. “Quanto ai rapporti tra Europa e Turchia – conclude il Ministro degli Esteri – la Farnesina ribadisce la ferma condanna del tentativo di colpo di stato del 15 luglio e conferma la preoccupazione comune all’intera Europa per gli accadimenti in corso”.
In questo Paese i giudici rispondono alle leggi e alla Costituzione italiana, non al presidente turco. Si chiama "stato di diritto" #Italia
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 2 agosto 2016
Dopo il fallito golpe in Turchia il leader del Paese attacca l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Federica Mogherini: “Sarebbe dovuta venire in Turchia. Quando a Parigi sono morte 5-6 persone Mogherini si è recata subito”. “Se viene bombardato il Parlamento italiano la Mogherini come reagisce? Direbbe che è preoccupata dei processi che seguono il golpe? Qui è successo così. In Turchia è in corso un golpe contro la democrazia e non è venuto nessuno in visita”, ha aggiunto. Immediata la risposta dell’Unione secondo cui l’Alto Rappresentante Federica Mogherini ha immediatamente condannato il golpe in Turchia.
Il presidente della Turchia ribadisce il concetto già espresso, secondo cui l’Occidente approva il golpe: “Paesi che consideravamo amici si stanno schierando dalla parte dei golpisti e dei terroristi”. Il presidente turco torna ad attaccare il suo nemico numero uno, Gulen la cui organizzazione, a detta del leader turco, è “simile alla P2” e “peggiore della mafia”.
Erdogan ha nuovamente ‘minacciato’ l’Unione Europea sul tema dei visti: “Se l’Ue non concederà la liberalizzazione dei visti ai cittadini turchi, Ankara non rispetterà più l’accordo di marzo sui migranti.”
Infine inquietanti parole sulla possibilità di ripristinare la condanna capitale: “In Turchia c’è una forte richiesta dalla parte del popolo sulla pena di morte e se il Parlamento voterà nessuno potrà dire nulla. La pena morte esiste negli Stati Uniti, Cina, Bahrein, Indonesia, Bielorussia, Emirati Arabi Uniti, Kuwait… solo i Paesi dell’Unione europea l’hanno abolita”.