Scrittore napoletano tra i più amati, Ermanno Rea è stato autore di numerosi libri, tra i più belli, oltre a La comunista e a L’ultima lezione, anche Il sorriso di don Giovanni, forse il suo primo vero romanzo ‘d’invenzione’ dopo una serie di opere incentrate essenzialmente su fatti di cronaca. Inchieste, per la precisione, condotte dallo stesso Rea che oltre ad essere scrittore è stato anche apprezzato giornalista, noto per aver raccontato, in un altro dei suoi libri più famosi, La dismissione (Rizzoli, 2002), la chiusura dell’Ilva di Taranto, la più grande acciaieria d’Europa, al centro di un tormentato dibattito per disastro ambientale.
Ermanno Rea, ecco i libri più belli dello scrittore scomparso oggi, 13 settembre 2016. Orgoglio della letteratura partenopea (era nato a Napoli nel luglio del ’27), Rea ha iniziato la sua carriera di scrittore abbastanza tardi, all’età di settant’anni, dopo una lunga attività nel giornalismo d’inchiesta. Le sue opere, infatti, mescolano verità e verosimiglianza, poiché raccontano una storia vera (per lo più un caso di cronaca) immaginandone il modo con cui è stata vissuta dai protagonisti.
Tra i suoi libri più belli, non possiamo non citare, in primis, Mistero napoletano (Feltrinelli, 1995) – vincitore, tra l’altro, del Premio Viareggio 1996 – in cui, da abile narratore, conduce un’indagine sulle ragioni del suicidio, nel ’61, di Francesca Spada, critico musicale, giornalista esperta di cultura, nonché amica dello scrittore; o La comunista. Due storie napoletane (Giunti, 2012), dove racconta ciò che è successo dopo, descrivendo la Napoli degli anni Cinquanta e la vita dei militanti più illustri del Partito Comunista dell’epoca.
Come dicevamo, i libri più belli di Ermanno Rea sono essenzialmente racconti di inchieste, casi di cronaca più o meno famosi che il giornalista ha ‘trasformato’ in racconti: come quello che ha coinvolto l’economista Federico Caffè, scomparso nell’aprile del 1987 di cui Rea ha ricostruito la storia nel volume dal titolo L’ultima lezione (Einaudi, 1992).
Fuochi fiammanti a un’hora di notte (Rizzoli, 1998), invece, che gli valse il Premio Campiello 1999, racconta, sotto forma di giallo, la storia della nostra civiltà le cui radici, secondo un’antica tradizione letteraria, si trovano in una piccola isola, affascinante ma, al contempo, terribilmente inquietante.
Napoli ferroviaria (Rizzoli, 2007), invece, che conclude la trilogia iniziata con Mistero napoletano e proseguita poi con La dismissione, è anch’esso un ‘romanzo-non romanzo’ in cui racconta, attraverso la voce dei protagonisti (un giornalista ottantenne e un fotografo naziskin di nome Caracas) il lato più intimo ed inospitale della sua città, Napoli. Il libro è stato tra i finalisti al Premio Strega 2008.
Tra i libri più belli di Ermanno Rea, infine, vale la pena ricordare brevemente anche Il Po si racconta. Storie di uomini paesi, città dal Delta al Monviso (Il Saggiatore), Rosso Napoli. Trilogia dei ritorni e degli addii (BUR), Il caso Piegari (Feltrinelli) e Il sorriso di don Giovanni (Feltrinelli), incentrato sulla figura di una donna, Adele, di cui Rea racconta la vita, tra passioni, ardori ed un immenso amore per la lettura.
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