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Erri De Luca è stato assolto dall’accusa di ”istigazione al sabotaggio”. L’intellettuale ha aperto con alcune dichiarazioni spontanee l’ultima udienza del processo di primo grado tenuto a Torino in cui lo scrittore napoletano era accusato di istigazione a delinquere perché in alcune interviste sosteneva che la Tav Torino-Lione va sabotata. ”Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua”, ha affermato l’intellettuale napoletano davanti ai giudici che dovevano decidere in merito alla richiesta di otto mesi di reclusione per istigazione al sabotaggio della Tav. De Luca rivolto all’aula ha concluso il suo intervento così: ”Anche se non fossi io lo scrittore incriminato, sarei comunque qui dove si sta compiendo un esperimento, un tentativo di mettere a tacere parole contrarie”. Vediamo le tappe del processo.
–>LEGGI LE DICHIARAZIONI SPONTANEE DI ERRI DE LUCA AL PROCESSO [PDF]
I motivi del processo Erri De Luca è finito sotto processo, perché accusato di istigazione a delinquere, in quanto avrebbe incitato, nel corso di alcune sue interviste, al sabotaggio della Tav. Il processo è iniziato il 28 gennaio dopo la querela della Lyon-Turin Ferroviaire dopo che Erri De Luca aveva detto: “La Tav va sabotata. Le cesoie sono utili perché servono a tagliare le reti”. Il PM ha fatto presente che questo giudizio di De Luca sia stato finalizzato a condizionare l’agire di qualche altro. Nello specifico l’avvocato Gian Luca Vitale ha detto che le parole di un intellettuale non possono costituire reato e di conseguenza non sussisterebbe nemmeno la colpa di istigazione a delinquere. Molto preso dalla sua posizione anche il protagonista di questa vicenda, il quale ha avuto modo di dichiarare “Per uno scrittore il reato d’opinione è un onore”.
Secondo i pm, lo scrittore avrebbe istigato al sabotaggio della Tav e quindi di un bene pubblico. In due interviste, lo scrittore disse che l’Alta Velocità in Val Susa andava fermata “anche con le cesoie“. L’accusa al processo ha voluto sottolineare come, dopo le sue parole, siano aumentati gli atti di sabotaggio alle strutture: da qui la richiesta di 8 mesi per il reato di istigazione a delinquere. Anche la libertà di parola ed espressione, garantita dall’articolo 21 della Costituzione, non può essere valida: per i magistrati, le parole dello scrittore hanno messo in pericolo un altro diritto costituzionale, quello della sicurezza pubblica. La difesa è invece stata chiara: non ci sono prove che De Luca abbia istigato al sabotaggio della Tav con le sue parole, quello che si sta affrontando in Aula è un processo allo scrittore come persona, “un processo di parole e un processo alle parole, perché è evidente che non ci sono stati reati“, come hanno specificato i legali Gianluca Vitale e Alessandra Ballerini.
Un attacco alla libertà di pensiero? Il processo ha sollevato un mare di polemiche per quello che sembra un attacco alla libertà di pensiero. Alla richiesta del pm Antonio Rinaudo, si è subito scatenata un’ondata di solidarietà nei confronti dell’intellettuale. Su Twitter l’hastag #iostoconErri è diventato virale tra persone comuni e molte personalità si sono schierate con lui. Beppe Grillo e Cecilia Strada, ma anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e Roberto Saviano, che da Facebook ha sottolineato il “silenzio degli scrittori assordante”, quando in realtà altri scrittori come Sandro Veronesi da tempo difendono il collega napoletano.
Atti contro la Tav ci sono stati prima delle dichiarazioni contestate e dopo: la battaglia dei No Tav è andata avanti con e senza di lui. Il punto centrale è che Erri De Luca è un personaggio noto, un intellettuale che, come tale, si fa portavoce di pensieri e parole che vanno controcorrente. Qualcuno ha voluto vedere anche nel suo passato in Lotta Continua un motivo dell’accanimento: ha lavorato in fabbrica e ha svolto diversi lavori prima di dedicarsi alla scrittura. Scrittore, traduttore, poeta e autore teatrale, nutre una grande passione per la montagna e la difesa della Val di Susa fa parte del suo pensiero come uomo e come intellettuale.
“La Val di Susa si batte per una legittima difesa della salute della sua madre terra. Quella mostruosa galleria con i milioni di tonnellate di materiale guasterà aria, acqua e terra del loro suolo. Non ce l’hanno un’altra valle di ricambio, si battono per la loro vita stessa minacciata. Lo Stato per proseguire contro la volontà di quella valle ricorre a una occupazione militare, come di un territorio straniero“, si legge sul sito iostoconerri.it, nato per sostenerlo in questa battaglia.
La sensazione che si stia colpendo un simbolo per educarne cento è molto forte: processare uno scrittore fa tornare alla mente periodi bui della nostra Storia e mette a rischio la libertà di espressione, la radice di ogni Stato democratico. Molti sono stati gli appelli a favore di De Luca e diversi intellettuali hanno firmato proprio per esprimere il loro dissenso nei confronti di un’accusa così impensabile. C’è anche chi, specificamente, ha parlato di “criminalizzazione del dissenso”. Ad esprimere questo concetto è stato Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, che ha espresso la sua solidarietà nei confronti di Erri De Luca e ha fatto notare come tutti coloro che non appoggiano la Tav possono finire, secondo questa linea di pensiero, denunciati.
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