Le seguenti esperienze di premorte ci fanno chiedere ancora una volta cosa succede quando si muore? L’anima resiste al corpo? C’è un aldilà? Dalle testimonianze raccolte in giro per il mondo si potrebbe dire che sono davvero tante le persone che hanno vissuto (e raccontato) esperienze del genere, trovandosi tra la vita e la morte. Le esperienze ai confini della morte sono note anche come NDE. Abbiamo raccolto alcune di queste storie pazzesche che riguardano esperienze di premorte, racconti su cui riflettere, se non altro! Sono veramente migliaia le storie di persone che da clinicamente morte poi sono tornate in vita. Tutte queste persone raccontano di essere state inondate da una luce bianca e calda, confortevole, vista alla fine di una sorta di tunnel buio. In alcuni casi c’è chi ha visto amici e parenti morti, quasi tutti raccontano la sensazione di benessere e di avvolgente amore e pace che li ha pervasi. Ma c’è pure chi ha avuto esperienze di premorte negative.
Anita Moorjani: il paradiso è uno stato mentale
Morendo ho Ritrovato Me Stessa è il titolo di un libro scritto da Anita Moorjani. Partendo dall’esperienza di premorte, Anita Moorjani ha voluto condividere in modo toccante e con grande ispirazione tutto quello che ha imparato sulla malattia, sulla guarigione, sulla paura, sull’amore e sulla potenziale grandezza riposta in ciascuno di noi. “Ho avuto la possibilità di tornare indietro… oppure di restare dov’ero. Ho scelto di ritornare quando ho capito che il ‘paradiso’ è uno stato mentale, non un luogo da raggiungere“, ha detto. Nata e cresciuta in una famiglia tradizionale hindu, fin da bambina Anita è stata condizionata dagli usi e costumi della cultura e della religione. Nel 2002 le fu diagnosticato il cancro e la malattia progredì nei quattro anni successivi. Nel 2006 il cancro era allo stadio terminale, e secondo i dottori non le restavano che poche ore di vita. Pesava solo 37 chili. Il due febbraio 2006 gli organi smisero di funzionare e andò in coma. Ciononostante era consapevole di tutto quello che avveniva intono a sè. “E fu un’esperienza assolutamente straordinaria“, racconta Anita “Mi sentivo connessa con tutto e tutti. Ero libera, ero leggera, non provavo più dolore né disagio. Poco dopo ebbi altre esperienze in quella dimensione. Incontrai mio padre che era morto dieci anni prima, mi resi conto che non era ancora giunto per me il momento di morire. Inoltre capii perché mi era venuto il cancro. Capii a che cosa era collegato e capii alcune cose del mio passato, della mia infanzia che avevano contribuito allo sviluppo del cancro. Così mi resi conto che se avessi scelto di tornare alla vita, di tornare nel mio corpo, sarei guarita dal cancro. Mi fu data la possibilità di scegliere se tornare alla vita oppure no. Ed è ci di cui parlo in dettaglio nel mio libro e parlo anche di alcune cose della mia infanzia. Uno degli argomenti principali del libro è di come abbia vissuto una vita di paura. La mia esperienza di premorte mi ha liberato da questa paura e mi ha portato a vivere una vita molto più libera, leggera e felice. Ed è proprio quello che vorrei condividere con tutti voi, perché credo che tutti noi meritiamo una vita simile senza bisogno di andare in uno stato di premorte. ”
Eben Alexander, la sua esperienza è una bufala?
Eben Alexander è un neurochirurgo americano diventato celebre in Usa dopo aver pubblicato A Proof of Heaven (in Italia pubblicato da Mondadori con il titolo Milioni di farfalle), un libro autobiografico in cui parla di un’esperienza di pre-morte che Alexander avrebbe vissuto quando, a causa di una malattia che colpì il suo sistema nervoso, rimase in stato di coma per sette giorni, dal 10 al 17 novembre 2008. Nel libro, Alexander afferma l’esistenza di un luogo “che è molto più che un paradiso“, e in cui ciò che resta della persona si fonde con un’entità che lui chiama Dio. Dopo circa un anno dalla pubblicazione, nel 2013, il magazine Esquire ha rilasciato una lunga inchiesta del giornalista Luke Dittrich, il quale ha fatto a pezzi l’argomento principale sul quale è fondato il libro. Secondo Dittrich le esperienze raccontate da Alexander non possono essere scientificamente compatibili con il suo quadro medico. Alexander sostiene che durante il coma il suo cervello “non funzionava per nulla“. Per questo, sostiene, non sarebbe stato scientificamente possibile avere visioni, anche di tipo allucinatorio oppure onirico. Ma Dittrich contesta e ricostruisce la biografia di Alexander, mettendo pesantemente in dubbio la sua sincerità e correttezza. Ad ogni modo, nel libro viene spiegata la storia di Eben, che è la seguente. Ricoverato dopo un’infezione causata dal batterio Escherichia coli, Alexander arrivò all’ospedale di Lynchburg con le sue funzioni cerebrali già ridotte al minimo. La dottoressa Laura Potter, di turno quando Alexander arrivò in ospedale, dispose il coma farmacologico. Da quel momento iniziarono le visioni; Alexander ha raccontato di essersi trovato in un posto quasi idilliaco, assieme a altre persone in abiti da contadini e a milioni di farfalle. Intorno a lui sentiva una melodia soffusa e celestiale. Appena avvertì di essere arrivato in questo luogo, una donna che cavalcava una farfalla gli si avvicinò, sussurrandogli: “Sei amato e benvoluto, non hai nulla da temere. Non hai fatto nulla di male“. Oliver Sacks, il famoso neurochirurgo inglese ha fornito una possibile spiegazione di quanto è successo a Alexander. Secondo Sacks spesso le allucinazioni sembrano così reali perchè “attivano le stesse aree cerebrali che vengono stimolate dalle percezioni tangibili. L’ipotesi più plausibile, nel caso del dottor Alexander, è che la sua esperienza pre-morte sia avvenuta non durante lo stato di coma, ma quando si stava risvegliando da esso, cioè mentre la sua corteccia cerebrale stava tornando a funzionare“.
Howard Storm, l’uomo tornato dall’inferno
Esistono anche esperienze di premorte negative. Non tutti sperimentano sensazioni positive o che lasciano addosso un senso di pace. L’incredibile esperienza di premorte di Howard Storm è stata scritta in un libro, non ancora tradotto in italiano, My Descent into Death. Lui spiega come sia precipitato all’inferno “dove c’erano ombre cattive che mi mordevano e mi volevano sbranare“. Prima della sua NDE, Howard Storm, insegnante d’arte all’Università del Kentuchy, ha vissuto la sua vita dando molto spazio alla collera. In pratica non era una persona molto gradevole. Ateo dichiarato, ostile a qualsiasi forma di religione ed a coloro che la praticavano, era il tipico ‘San Tommaso’ che non crede se non vede con i suoi occhi. Nel giugno 1985, all’età di 38 anni, Storm ebbe una esperienza di premorte in conseguenza di una perforazione allo stomaco, mentre era in viaggio in Europa. I medici gli avevano dato cinque ore di vita. Ma la sua esistenza era destinata a cambiare per sempre. Questo cambiamento fu così radicale da indurlo a dare le dimissioni dalla sua attività di professore ed a dedicarsi allo studio della teologia presso un seminario, fino a diventare pastore della United Church of Christ. Howard ha detto di aver visto l’anticamera dell’inferno e ha detto che è un posto brutto, disgustoso e orribile. Di certo abitato da malvagi. “E’ peggio di qualsiasi cosa abbiate mai visto o immaginato in un film dell’orrore, molto peggio“. Dopo essere stato ricoverato e avere perso i sensi, l’uomo ritiene di essere morto, di avere lasciato il proprio corpo e di avere seguito delle voci misteriose che lo hanno chiamato dal corridoio, fuori dalla stanza dove era ricoverato. “C’erano tutte queste persone, uomini e donne adulti, ma era difficile vederli. Mi hanno subito circondato, si avvicinavano e man mano che aumentava l’oscurità lo spazio si faceva più angusto. Ero completamente terrorizzato, hanno iniziato a spingermi e a tirarmi, stavano cercando di povocarmi dolore. All’inizio mordevano e graffiavano. Poi la situazione è decisamente peggiorata. Avevo le loro bocche dappertutto, mi stavano sbranando. Io urlavo e cercavo di oppormi“. Pur non essendo una persona religiosa, Storm ricorda di avere pronunciato alcune preghiere che aveva imparato a catechismo da piccolo, “Dopo aver sentito la parola Dio, sono diventati più violenti e agitati. Con quanto fiato avevo in gola ho urlato ‘Gesù salvami’ e lui è venuto da me, mi ha toccato e mi ha tranquillizzato abracciandomi e colmandomi di tutto il suo amore“. Dopo l’intervento allo stomaco Storm si è ripreso, e ha voluto dare un consiglio a tutti gli esseri umani: “Quella doveva essere la porta dell’inferno, l’ingresso degli inferi. La gente deve rendersi conto che in ogni momento sta costruendo la propria vita eterna, anche in questo preciso istante“.
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