[didascalia fornitore=”altro”]Photo by MoiraM/Shutterstock.com[/didascalia]
Il 17 maggio è la Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Bifobia e la Transfobia, istituita nel 2007 dall’Unione Europea e scelta perché il 17 maggio del 1990, ormai quasi trent’anni fa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha decretato l’eliminazione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Parlare di omofobia nel 2018 potrebbe (e dovrebbe) suonare anacronistico, purtroppo invece le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale sono ancora all’ordine del giorno e non solo in Paesi notoriamente omofobi come la Russia e alcuni stati nordafricani, ma anche all’interno di una società, quella italiana e, più in generale, quella occidentale, che spesso troppo ottimisticamente si ritiene avanzata e progredita.
Il termine omofobia è di origine greca e indica la paura o meglio l’avversione che si prova nei confronti degli omosessuali, allo stesso i termini bifobia e transfobia identificano una forma di disprezzo rivolta a persone bisessuali e transessuali o transgender.
L’omofobia non è diversa dal razzismo o dalla discriminazione di genere, eppure di queste si parla molto più spesso.
L’immigrazione in qualche modo ci spinge a riflettere quotidianamente su episodi di xenofobia, così come, soprattutto nell’ultimo anno, numerosi casi di cronaca han concentrato l’attenzione sul sessismo, su quanto le donne siano spesso sottovalutate, specialmente in ambito lavorativo dove, a partire dal compenso, subiscono un trattamento iniquo.
L’omofobia come la xenofobia per quanto siano letteralmente “paure” non sono congenite, omofobi non si nasce ma si diventa e, purtroppo, la colpa è di una società ancora intrisa di pregiudizi, incapace di educare al rispetto e all’uguaglianza. Esattamente come il razzismo e il sessismo anche l’omofobia nasce dall’ignoranza e, nello specifico, da una visione ristretta sul tema dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
[didascalia fornitore=”altro”]Fonte: Ilga[/didascalia]
Sono più di 70 i Paesi che, ancora oggi, considerano l’omosessualità illegale, in alcuni casi solo quella maschile ma, molto più spesso, anche quella femminile: provare attrazione per una persona del proprio sesso è ritenuta una devianza alla legge di natura punita spesso con la pena di morte.
Fortunatamente in molti casi la legge non viene applicata, eppure questo non dovrebbe farci dimenticare l’importanza di affrontare questi temi e lottare contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, non solo in patria, ma nei confronti di Paesi e culture che oggi entrano molto più spesso in contatto con noi.
Alle Mauritius che tutti conosciamo quasi esclusivamente come meravigliosa meta turistica, una legge omofoba punisce con i campi forzati “ogni persona colpevole di sodomia”.
Oggi più che mai dovremmo interessarci a cosa accade anche al di fuori dei confini nazionali. La maggior parte delle persone che accogliamo in Italia e che fuggono da persecuzioni, guerra e miseria giungono da Paesi in cui l’omosessualità è considerata un reato. Secondo l’Islam l’omosessualità è molto più grave dell’adulterio e può esser punita con la lapidazione, la flagellazione e la condanna a morte.
Anche se in Italia siamo lontani dalla Sharia che governa la vita dei musulmani non possiamo, né dobbiamo, ritenerci soddisfatti. Sarei orgogliosa di un Paese in grado di educare sia chi nasce e cresce in Italia, sia chi giunge nel nostro Paese dopo infinite peregrinazioni, al rispetto e alla parità tra gli esseri umani.
Purtroppo infatti le discriminazioni continuano, perpetrate da una cultura ignorante; anche le istituzioni non si sono ancora aggiornate come dovrebbero e, su questo tema, sembra esserci grande confusione.
Bisogna quindi fare alcune precisazioni: l’orientamento sessuale non è una scelta, così come non si sceglie l’eterosessualità, non si decide razionalmente quale sia il destinatario della nostra preferenza sessuale che è più fluida di quanto siamo portati a credere.
Inoltre l’attenzione al tema dell’orientamento sessuale troppo spesso si esaurisce in un confronto mutilo che oppone omosessuali e eterosessuali senza considerare queer, pansessuali, asessuali e tutte le altre definizioni in cui ognuno di noi può riconoscersi.
[didascalia fornitore=”altro”]Fonte: Ilga[/didascalia]
Secondo l’Ilga (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association) l’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, è ancora troppo indietro.
Oltre a dare a questo tema maggiore spazio, l’agenda politica italiana dovrebbe farsi carico di almeno 2 provvedimenti essenziali per raggiungere l’uguaglianza e combattere in modo concreto l’omofobia e le discriminazioni sessuali.
Abbiamo bisogno di una legge che approvi il matrimonio egualitario e non solo le unioni civili, la legge Cirinnà, pur essendo un passo avanti, è senza dubbio perfettibile.
Queste leggi oltre a dare diritti a chi ne è ingiustamente privo, possono anche educare la collettività ad un pensiero diverso, meno ottuso e limitato. In secondo luogo è assolutamente necessaria una legge contro l’omofobia e la transfobia. In Italia, infatti, la legge Mancino vieta discriminazioni su basi razziali, etniche e religiose; è possibile che nel 2018 questa legge non faccia riferimento anche all’orientamento sessuale? Una legge anti-omofobia c’è ma è bloccata dal 2013, una situazione vergognosa che anche quest’anno in occasione del 17 maggio viene ricordata da numerose manifestazioni.
Il Parlamento europeo ci ha già invitato a prender posizione sul tema e forse sarebbe ora di ascoltare chi ci ha saggiamente preceduto con leggi giuste. L’omofobia, è “analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo”. Perché dunque non proteggere chi è vittima di parole d’odio e violenza nate da un sentimento omofobo?
L’omosessualità, come l’eterosessualità ha qualcosa in comune alla razza e al sesso: non è una scelta ma una qualità connaturata della persona. Detto ciò non ha alcun senso nemmeno aprire un dibattito sul fatto che l’omofobia debba esser contrastata con ogni mezzo possibile; al di là delle proprie convinzioni, infatti, discriminare una persona sulla base di una caratteristica innata (e fluida secondo alcuni) è un’azione spregevole tanto quanto lo è discriminare qualcuno su base razziale o etnica, ancor più che religiosa.
Quando, poco più di un anno fa ci è stato chiesto di approvare alcune modifiche alla Costituzione, si è tanto parlato dell’importanza dei primi articoli. Se vogliamo davvero onorare i principi di quella Costituzione che ci siamo alzati a difendere come “la più bella del mondo” detta alla Benigni, allora dovremmo dare uguale valore a tutte le persone, schierandoci contro ogni forma di omo-, bi-, o transfobia sempre, e non solo il 17 maggio.
Omofobi non si nasce ma si diventa e potremo considerarci fortunati solo quando nessun bambino, crescendo nella società in cui viviamo, potrà rischiare di diventarlo.
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