L’iter per colpire l’Italia con una procedura di infrazione è partito. La Commissione europea raccomanda l’avvio delle sanzioni che, salvo trattative dell’ultim’ora, colpiranno le casse pubbliche. L’Italia, accusa la Commissione, ha violato le regole sul debito nel 2018, nel 2019 e le violerà, considerate le previsioni, anche nel 2020.
“Le recenti politiche dell’Italia hanno inflitto danni. L’Italia paga per interessi” sul debito “tanto quanto spende per tutta l’istruzione, pari a 38.400 euro per abitante, e la crescita si è quasi interrotta” ha spiegato il vice presidente della Commissione Ue, il lettone Valdis Dombrovskis.
Le sanzioni non saranno immediate: il governo Conte cercherà di negoziare un rientro della procedura. E se non dovesse riuscirci, l’avvio ufficiale delle sanzioni sarebbe sancito il prossimo 9 luglio dall’Ecofin, il consiglio dei ministri delle Finanze dell’Unione europea.
Il premier Conte si dice ottimista: “C’è la prospettiva di una procedura ma io sono sempre determinato, ottimista e farò il massimo sforzo per scongiurare una procedura che sicuramente non fa bene al Paese. Il monitoraggio dei nostri conti, in particolare nel 2019, sta evidenziando delle maggiori entrate tributarie e contributive, e anche non tributarie, rispetto alle stime. Questi ci permette di avere dei margini e di reagire meglio alla congiuntura economica non favorevolissima”.
Non tutto è perduto: “La mia porta resta sempre aperta. Siamo sempre pronti ad ascoltare”, ha dichiarato il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici.
Cos’è la procedura di infrazione
Il ricorso per inadempimento, o procedura di infrazione, è una sanzione comminata dall’Europa agli stati membri qualora siano inadempienti in qualche materia. Come detto, l’Italia va incontro ad una procedura di infrazione per violazione delle regole sul debito.
La procedura di infrazione viene avviata dalla Commissione europea di sua iniziativa o per istanza di uno stato membro, di un eurodeputato o perfino di un privato cittadino.
Quando la Commissione europea avvia la procedura di infrazione, lo stato interessato ha due mesi di tempo per presentare istanze e fornire spiegazioni. Qualora esse non siano giudicate soddisfacenti, la Commissione redige un parere motivato con diffida ad adempiere nei confronti dello stato sottoposto alla procedura.
Qualora lo stato non ponga rimedio alla situazione, la Commissione commina una sanzione pecuniaria o una penalità. Il ritardo nel pagamento della multa comporta anche una mora che va dai 22mila ai 700mila euro al giorno.
Le sanzioni europee si traducono per gli stati membri in una inevitabile minore disponibilità di cassa, per cui alle sanzioni europee possono poi corrispondere tagli della spesa pubblica (meno posti letto negli ospedali, revoca di determinati bonus alle famiglie, ecc…)
Cosa ne sarà del governo Conte?
Per evitare l’avvio di una procedura di infrazione il governo Conte dovrebbe operare severi tagli alla spesa pubblica, iniziando proprio da Quota 100 e reddito di cittadinanza. L’Europa aveva già giudicato negativamente queste due iniziative considerandole un ulteriore aggravio per la spesa pubblica italiana. E’ possibile che venga richiesto anche un aumento dell’Iva, provvedimento peraltro già previsto nel Def. Né Salvini né Di Maio intendono sancire la propria morte politica mettendo la firma su una Finanziaria da lacrime e sangue, per cui non è improbabile che per preservare pulite le loro mani il governo Conte cada un attimo prima dell’avvio ufficiale della procedura di infrazione, così da fare spazio ad un nuovo governo maggiormente gradito agli euroburocrati.