Si ritorna a parlare di eutanasia, dopo la confessione forte da parte di un medico, il quale ha ammesso che nel corso della sua carriera ha aiutato a morire circa 100 persone. Si tratta di Giuseppe Maria Saba, un ex anestetista, che adesso è in pensione e che ha rilasciato l’intervista all’Unione Sarda. Ma c’è di più: a quanto pare, questo dell’anestetista non sarebbe un caso isolato. In seguito alla notizia si sarebbe alzato un velo su una pratica che sembrerebbe essere ricorrente negli ospedali italiani.
La ricerca scientifica ha sempre preso in considerazione possibilità rientranti all’interno del cosiddetto concetto della “dolce morte”. Per la scienza le opportunità ci sono in questo senso, ma le discussioni etiche intorno alla questione si sono sempre fatte sentire e ci si è sempre interrogati sul fatto che sia giusto oppure no, da parte dei medici, aiutare chi soffre ad abbandonare questa vita, quando non ci siano più possibilità di guarigione.
L’argomento è molto complesso e non sempre si è giunti a risposte univoche. In ogni caso l’anestetista, che ha rilasciato la sua intervista, ha espressamente dichiarato che i casi che gli si sono presentati di fronte non hanno richiesto quello che si potrebbe pensare sia un’anestesia letale. Il medico ha fatto appello al concetto della dolce morte e ha confessato di averla favorita ogni volta che gli è stato possibile. Inoltre ha chiarito di aver messo in atto questa pratica anche per “aiutare” il padre e la sorella.
Il medico Saba ha poi voluto gettare uno sguardo d’insieme sulla situazione in tutti gli ospedali italiani: a questo proposito ha detto che si tratterebbe di una pratica consolidata dappertutto, ma di cui si preferisce non parlare.