L’Agenzia delle Entrate ha realizzato la mappa che ci permette di avere un quadro immediato dell’intera Italia, a proposito delle abitudini economiche, fiscali, e criminali delle varie province italiane. Come obiettivo, le autorità hanno la lotta all’evasione fiscale e il miglioramento dei servizi. Non c’è stata nessuna scorciatoia statistica per criminalizzare aree, ma la volontà di comprensione di realtà complesse che richiedono una diversa risposta dell’amministrazione fiscale, anche in termini di servizi resi sotto forma di assistenza e comprensione dei problemi.
Lo studio, il cui obiettivo non è quello strettamente repressivo dell’evasione ma punta al miglioramento dell’efficienza sul territorio dell’Agenzia delle Entrate, nasce da una seria e rigida analisti statistica che ha utilizzato 245 variabili raccolte da fonti ufficiali. Lo studio dell’Agenzia delle Entrate, entra dentro le diverse realtà, indagando sette diverse categorie: 1) Dimensioni e popolosità del bacino, 2) pericolosità fiscale, 3) pericolosità sociale, 4) tenore di vita, 5) struttura produttiva, 6) l’accesso a servizi tecnologici, 7) presenza di infrastrutture – e, anche se potrà avere un risvolto nel misurare meglio le forze nella lotta all’evasione, potrebbe rappresentare un contrappasso per i dipendenti del fisco. Già perché – è scritto nello studio – nella valutazione dell’efficienza delle “direzioni provinciali dell’Agenzia “una Direzione provinciale può essere leader nella propria regione ma risultare poco efficiente nell’ambito del ‘cluster’ (gruppo) di appartenenza“.
In tutto 11,2 milioni di italiani vivono in province ad alta “pericolosità fiscale”. La ricerca non conta i residenti, ma basta sovrapporre la mappa ai dati dell’Istat per scopriretali dati. Seguono 9,4 milioni a rischio medio alto (con le aree metropolitane di Roma e Milano). I “Niente da dichiarare?” sono considerate aree a basso sviluppo ed alta evasione, poi si passa dalle province “Equilibriste” alle due aree metropolitane di Roma e Milano (“Metropolis”), per esaminare anche i due gruppi “Rischiose abitudini” e “Non siamo angeli”, quest’ultima con un tasso di pericolosità fiscale intermedia, ma non ottimale.
Ci sono 23,3 milioni di cittadini che abitano in province che il fisco considera tranquille: sono il gruppo “Industriale” e “Stanno tutti bene”, nelle quali la pericolosità fiscale è bassissima così come il rischio sociale: in ordine alfabetico spaziano da Aosta a Udine ma riguardano province del centro nord spesso lontane dai grandi centri.
Tax gap sono le aree che pesano di più nei 90 miliardi calcolati dall’Agenzia in un altro studio consegnato in Parlamento questa settimana e che misura il divario tra quello che il fisco dovrebbe incassare e quello che raccoglie concretamente: colpa non solo dell’evasione ma anche di errori e di impossibilità a pagare il dovuto per mancanza di liquidità.
La corretta gestione del Sistema Tessera Sanitaria rappresenta un aspetto fondamentale per tutti gli operatori…
Il volto di una madre che ha perso una figlia racconta spesso più di mille…
Un silenzio solenne avvolgeva le strade, rotto solo dal suono cadenzato dei passi e dal…
Ci sono momenti in cui sembra impossibile mantenere la concentrazione. La mente vaga, le distrazioni…
La stagione fredda porta con sé molte domande sulla routine quotidiana, ma c’è un gesto…
Se c'è un momento in cui tutto sembra sospeso, è quando un atleta raggiunge un…