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Quella di Cosimo, militare salentino di 36 anni, è una storia di violenza operata per mano di una donna: nel 2015, è finito a casa di una ragazza brasiliana che aveva conosciuto in discoteca. Dopo i primi approcci fisici, la donna ha improvvisamente preso un coltello in mano e ha tagliato metà pene e il testicolo destro al malcapitato. Da quel momento per Cosimo è iniziato un vero e proprio inferno, fatto di interventi chirurgici ricostruttivi, sofferenze atroci ed episodi di scherno sul lavoro.
Il percorso a ostacoli di Cosimo per recuperare la sua mascolinità inizia con la corsa al pronto soccorso, dopo il tentativo di evirazione da parte della sconosciuta brasiliana. Il militare si è svegliato nel letto dell’ospedale due giorni dopo. Gli interventi di chirurgia ricostruttiva, a detta dei medici, avrebbero dovuto restituire a Cosimo un pene ‘normale’ di 12 centimetri. Purtroppo però, i risultati non rispecchiano le aspettative e il 36 enne si ritrova con un membro di appena 4 centimetri: ‘Mi hanno detto che è più piccolo di quello dei neonati’. Cosimo non riesce ad avere una normale vita sessuale, non è nemmeno in grado di urinare senza provare dolori atroci.
Il militare si è rivolto anche a diversi altri medici per accertare che il suo pene fosse in effetti molto più piccolo dei 12 centimetri dichiarati: tutti hanno confermato quella che per lui è un’evidenza di fatto. Cosimo decide così di denunciare i chirurghi che lo hanno operato.
Nel frattempo, la brasiliana che lo ha ridotto in quelle condizioni è finita in carcere per tre anni: ‘Questo è un maschilicidio, ma noi maschi non siamo protetti adeguatamente, altro che pena esemplare come avevamo chiesto, la ragazza, poi, è nullatenente ed io non vedrò nemmeno un euro di risarcimento per quello che ho subito, lei ha pianificato tutto, ha messo in atto un piano ben definito per fare quello che ha fatto e ora le viene riconosciuta la semi infermità mentale?’, ha raccontato Cosimo a Fanpage. Il militare nutre un forte sentimento di rabbia non solo verso i giudici che hanno emesso la sentenza, ma anche nei confronti di alcuni esponenti politici del Friuli Venezia Giulia: ‘Hanno detto che avrebbero fatto interrogazioni parlamentari, ma alla fine non hanno fatto niente, solo articoli di giornale e televisione, ma è cambiato niente’.
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