Una mobilitazione che torna, nuovamente, a far sentire la voce di tutti gli operai dell’ex Ilva di Taranto. I sindacati degli stessi, infatti, hanno deciso di proclamare uno sciopero di ben 32 ore, dal 10 al 12 gennaio.
Incrociano le braccia contro il nuovo decreto del Consiglio dei Ministri e lo faranno per 3 giorni a Roma. Ecco quali sono le motivazioni della loro protesta.
Ex Ilva: lo sciopero a gennaio
Una mobilitazione che non sarà soltanto in fabbrica, ma che si sposterà anche a Roma. E ad organizzarla sono i sindacati e le segreterie territoriale di Fiom, Uilm e Usb di Taranto. Tornano ad incrociare le braccia gli operai dell’ex Ilva, e lo fanno anche insieme ai rappresentati sindacali delle Acciaierie d’Italia, l’11 gennaio.
Uno sciopero di 32 ore, che inizierà alle ore 23 del 10 gennaio e sarà tale sino alle ore 7 del 12 gennaio. Il motivo? Il nuovo decreto varato dal Consiglio dei Ministri in materia “Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale”.
Stando a quanto descrivono i sindacati, il decreto conferma lo stanziamento dei 680 milioni che già c’erano, ma “in modalità finanziamento soci, ripristinando vergognosamente perfino lo scudo penale ai gestori del sito” – descrivono.
I sindacati dichiarano che il nuovo Governo si è completamente disinteressato alle richieste che sono pervenute dall’intero territorio, ma soprattutto dai cittadini e dai lavoratori stessi, oltre che dalle organizzazioni sindacali e dalle stesse autorità della Regione Puglia. I sindacati affermano che il Governo ha, quindi, ceduto all’operatore privato ed ai suoi ricatti, “che si permette quotidianamente di prendersi gioco delle piaghe della nostra comunità” – scrivono.
La protesta ferma dei sindacati
Nella giornata di ieri, infatti, si era anche tenuto un incontro fra gli enti locali e i sindacati, proprio a Taranto. Da questo incontro, si era ribadita la richiesta da fare al Governo “di non erogare nessun ulteriore prestito pubblico” ad Arcelor Mittal, senza che ci fosse stato un riequilibrio di tutte le governance. Ma così non è stato.
Cosa garantisce, allora, il provvedimento approvato? “[…] Anche l’esimente penale per i propri comportamenti illeciti” – affermano i sindacati. Inoltre, lo scorso 17 novembre, il Ministro delle Imprese, Urso, come ricordano i sindacati, aveva anche dichiarato e comunicato un obiettivo preciso: quello di garantire la tutela dell’interesse generale, attuando un intervento dello Stato sulla gestione delle Acciaierie d’Italia.
Ma, come affermano i sindacati, questo intervento si è trasformato ed è diventato una resa incondizionata davanti al privato. Nessun risanamento ambientale e cancellando, così, anche le speranze di più di 20mila famiglie.
Per questo, le segreterie dei sindacati di base, annunciano anche di “non volersi rendere complici” di questa situazione e di questo scempio che si sta portando avanti sulla pelle dei lavoratori. Per questo, le 32 ore di sciopero sono più che giustificate.
Un decreto approvato che, come abbiamo ben potuto comprendere, non convince assolutamente i sindacati di categoria, che non sono d’accordo con tutte le misure prese ed attuate dal Governo stesso. In particolare, come dichiarano, non c’è alcuna attenzione all’ambiente, agli operai stessi e tantomeno alle loro famiglie.