Nichi Vendola, ex presidente della Regione Puglia, e i fratelli Riva sono stati condannati al termine del processo “Ambiente Svenduto”. La condanna, arrivata oggi dalla Corte di Assise di Taranto, riguarda l’ex Ilva.
Vendola è stato condannato a tre anni e sei mesi di reclusione con le accuse di concussione. Queste in relazioni ai presunti tentativi di “ammorbidire” i controlli sull’inquinamento ambientale nell’ex Ilva. Per quanto riguarda i fratelli Riva, Arturo Fabio e Nicola, sono stati condannati rispettivamente alla pena di 22 e 20 anni di reclusione in carcere.
Nel processo “Ambiente Svenduto”, la corte aveva chiesto per l’ex presidente della Regione Puglia 5 anni di reclusione. Il processo, iniziato 5 anni fa, si è svolto attraverso 329 udienze. In questi anni è stata disposta la confisca degli impianti dell’area a caldo dell’ex Ilva. Questi erano già stati sequestrati dal tribunale di Taranto il 25 luglio 2012. Inoltre, i giudici hanno stabilito la confisca del profitto illecito nei confronti delle società Ilva spa e Rive fire spa.
Nella giornata di oggi, inoltre, è stato condannato a 2 anni Giuseppe Assennato, ex direttore generale della Arpa della Puglia. Assennato è stato accusato di favoreggiamento nei confronti di Vendola e, secondo l’accusa, l’ex direttore dell’Arpa avrebbe taciuto sulle pressioni subite dall’ex governatore della Puglia. Assenato ha sempre negato di aver ricevuto pressioni da Nichi Vendola e ha rinunciato alla prescrizione.
“Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità. È come vivere in un mondo capovolto, dove chi ha operato per il bene di Taranto viene condannato senza l’ombra di una prova”. A dirlo è Nichi Vendola dopo la sentenza. “Una mostruosità giuridica avvallata da una giuria popolare che colpisce noi, quelli che dai Rive non hanno preso mai un soldo, che hanno scoperchiato la fabbrica, che hanno imposto leggi all’avanguardia contro i veleni industriali. Appelleremo questa sentenza, anche perché essa rappresenta l’ennesima prova di una giustizia profondamente malata”.
Condannati anche Gianni Florido, ex presidente della provincia, e Michele Conserva, ex assessore all’ambiente, a cui sono state comminate pene di tre anni ciascuno.
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