Le vittime hanno confermato le violenze subite, raccontando nel dettaglio gli abusi inflitti dal sacerdote.
Il sacerdote ha ammesso centinaia di stupri e aggressioni sessuali commesse contro bambini e giovani ragazzi tra gli anni ’90 e 2000. L’avvocato difensore ha contestato la severità della condanna inflitta al suo assistito, sottolineando l’età avanzata dell’imputato che, scontata la pena, non avrebbe più il tempo di rifarsi una vita.
La Corte d’assise del Loiret, in Francia, si è pronunciata sul processo contro un ex prete di Orléans, di 64 anni, che ha ammesso “senza riserve” centinaia di stupri e violenze sessuali commesse su bambini e adolescenti perpetrate nel corso degli anni.
L’ex parroco è stato condannato a 17 anni di reclusione. Il sacerdote è stato ritenuto “colpevole di tutti gli atti di stupro e violenza sessuale aggravata”, dai giudici della corte. È stato inoltre imposto un periodo di sicurezza di 10 anni, oltre le richieste del procuratore generale. Il giorno prima della sentenza, l’ex sacerdote – tornato allo stato laico su sua richiesta – aveva “ammesso tutti i reati senza riserve”.
“Riconosco tutti i fatti. Lo riconosco, poiché è necessario usare le parole, i tocchi, le carezze, le fellatio, le penetrazioni digitali, tutto”, ha dichiarato l’imputato. Ritenendolo colpevole di aver commesso “centinaia di stupri e aggressioni sessuali”, il procuratore generale, Cédric Vincent, aveva chiesto 18 anni di reclusione, “una pena inferiore alla realtà delle sue azioni”, accompagnata da un periodo di sicurezza di 9 anni.
Il procuratore ha inoltre chiesto l’obbligo di monitoraggio socio-giudiziario, il divieto di svolgere qualsiasi attività professionale o volontaria che comporti il contatto con minori e la sua iscrizione nel fascicolo degli autori di reati sessuali. “Ciò che colpisce è che i nomi delle vittime sono tantissimi”, ha detto Cédric Vincent. Il prete ha anche confessato, per la prima volta, stupri e aggressioni sessuali su altre due vittime risalenti al 1982 – fatti che non potevano essere giudicati a causa dei termini di prescrizione.
L’avvocato difensore ha contestato la severità della condanna inflitta al suo assistito, sottolineando l’età avanzata dell’imputato che, scontata la pena, non avrebbe più il tempo di rifarsi una vita.
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