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Sanremo 2016 verrà ricordato per la strepitosa performance del pianista Enzo Bosso: direttore d’orchestra celebre in tutto il mondo, malato di Sla, l’arista ha incantato la platea del Festival, con il pubblico dell’Ariston in piedi per una meritata standing ovation. Il pianista e compositore arriva sul palco del Teatro sulla sedia a rotelle, accompagnato da Carlo Conti che lo introduce come ‘Un grande pianista, un grande musicista, un grande grandissimo maestro‘, e prima di essere intervistato e dare il via alla sua esibizione, ci tiene a salutare il pubblico, perché ‘Ciao è una delle parole più belle del mondo‘.
‘Sono emozionato e quindi parlo peggio del solito‘. ‘La musica siamo noi. La cosa più importante che esiste è ascoltare‘. ‘La musica come la vita si può fare solo insieme‘. Ezio Bosso incanta e commuove la platea del Festival di Sanremo 2016, che gli tributa una meritata standing ovation. Sì, la conduzione di Carlo Conti è stata abbastanza scarsa, ma il conduttore si riscatta (parzialmente) per la ‘pazzia’, parole sue, di aver voluto questo ospite che commuove, fa riflettere e ci regala quello che rimarrà uno dei momenti più belli di Sanremo 2016.
Pianista, direttore d’orchestra di fama internazionale, Bosso è affetto (dal 2011) da una malattia neurologica degenerativa che nulla toglie a creatività e capacità: arriva a Sanremo per presentare l’album “The 12th Room” – da cui esegue Following The Bird – ci regala una straordinaria lezione di vita: in un’intervista di qualche tempo fa spiegava di come per suonare il piano avesse bisogno di uno sgabello molto alto (la regia glissa sul momento in cui Bosso ci sale), e di come i tasti dello strumento siano più leggeri del normale. ‘Sto lavorando a strumenti musicali che si possano adattare alla disabilità, perché nessuno debba rinunciare alla gioia della musica‘, aggiungeva.
E anche dal palco di Sanremo, Bosso regala emozioni: ‘Il mondo ha bisogno di musica perché la musica siamo noi – dice – la musica è una fortuna che condividiamo, noi mettiamo le mani, ma la mente ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare. Noi uomini – conclude tendiamo a dare per scontate le cose belle. La vita è fatta di dodici stanze: nell’ultima, che non è l’ultima, perché è quella in cui si cambia, ricordiamo la prima. Quando nasciamo non la possiamo ricordare, perché non possiamo ancora ricordare, ma lì la ricordiamo, e siamo pronti a ricominciare e quindi siamo liberi‘.