Aggiornamento del 02/11/2015
Dopo venti giorni di indagini sulla morte di Fabio Aloisi, in un palazzo semi-abbandonato di via Amidani a Milano, non è ancora chiaro quale sia stata le reale dinamica della vicenda. Non è nemmeno stato possibile stabilire se la caduta sia stata frutto di un incidente o l’opera di un assassino.
Anche familiari e conoscenti non sono stati ancora capaci di darsi una spiegazione su quanto accaduto: Fabio era un ex tecnico di impianti, nell’ultimo periodo lavorava saltuariamente, ma questo non era un problema. Viveva nella villetta dei genitori e i soldi non sono mai mancati.
I poliziotti della omicidi della squadra Mobile hanno ricostruito le ultime ore di vita del giovane: in quella serata era uscito con gli amici ed era andato in un locale sui Navigli, le ultime notizie di lui si hanno intorno alle 4 del mattino, in via Molino delle Armi. Da quel momento, il buio: più si scava a fondo sulla morte di Fabio e più il mistero si infittisce.
L’unica certezza è che il ragazzo è giunto nel palazzo di via Amidani, da solo, sulle sue gambe, senza alcun tipo di costrizione. Dall’autopsia infatti sono emerse soltanto ferite compatibili con la caduta che lo ha condotto alla morte.
A questo punto, la pista più plausibile sembra essere quella dell’incidente, tenuto conto anche del fatto che Fabio non era in alcun modo depresso e non aveva nemmeno problemi di natura economica. A confermare l’ipotesi ci sarebbero anche le ferite. E il legame esistente tra quella casa abbandonata e Fabio Aolisi sarebbe la droga, come confermano gli investigatori: ‘Negli ultimi mesi aveva iniziato ad assumere cocaina, non assiduamente. Ma abbiamo ricostruito grazie alle testimonianze degli amici che ogni tanto usava stupefacenti’.
Tuttavia, dalle indagini, non è mai emerso che il 37enne abbia acquistato stupefacenti in quel palazzo, la cocaina se la procurava sempre in altri modi: ‘Non c’è prova che Aloisi fosse mai entrato in quello stabile prima della sera della morte’.
La pista dell’omicidio rimane comunque la più oscura.
23/10/2015
Fabio Aloisi, 37enne di buona famiglia, è stato trovato morto in un palazzo semi abbandonato di via Amidani, a Milano. Il corpo, già parzialmente in stato di decomposizione, si trovava sul fondo del vano ascensore, di un edificio abusivamente abitato da disperati, spacciatori e senzatetto. E sono stati proprio quest’ultimi a dare l’allarme a un tassista, che a sua volta, ha immediatamente avvertito la Polizia.
Non appena gli investigatori hanno trovato il cadavere, martedì mattina 13 ottobre, la prima domanda che si sono posti è stata: ‘Cosa ci faceva Fabio in quel luogo infernale?’.
Del resto il ragazzo, amante del fitness, con la passione per le moto e i viaggi, nonostante avesse perso il lavoro, non aveva alcun tipo di problema economico. Viveva infatti insieme al padre in una villetta a Opera.
Era una persona socievole, aveva molti amici, difficile credere che avesse qualche motivo per togliersi la vita. Com’è morto, dunque, Fabio?
Purtroppo nemmeno l’autopsia è stata sufficientemente esaustiva, secondo il medico legali infatti, sul cadavere erano presenti ferite compatibili con la caduta, tuttavia non è stato possibile identificare altri dettagli, necessari per formulare un’ipotesi sulla causa del decesso, poiché il corpo era già parzialmente in stato di decomposizione.
Nella sua abitazione, i Poliziotti hanno trovato diverse confezioni di anabolizzanti, che utilizzava per il potenziamento muscolare in palestra, inoltre pare che negli ultimi periodi Fabio avesse iniziato a fare uso di cocaina.
Attualmente gli investigatori stanno orientandosi su tre piste differenti: una è quella del suicidio, che al momento sembra essere la più remota, considerato il suo status quo e il fatto che non sono state trovate lettere o mail di addio; un’altra è che Fabio sia entrato in quei palazzi abbandonati per acquistare della droga e poi sia scivolato nel vano ascensore per colpa del buio; l’ultima è quella dell’omicidio, magari per colpa di una lite violenta finita in tragedia.
Si attendono sviluppi.
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