Per iscriversi a Facebook, Instagram, Snapchat oper avere un account Gmail, in Europa bisognerà avere più di 16 anni, ma non in tutti i Paesi UE. Detto così, sembra un “pasticciaccio”, ma è quello che governi dell’Unione ed Europarlamento hanno deciso in materia di protezione dei dati sensibili su internet per i minorenni. La proposta finale è un compromesso che, come spesso avviene, crea più dubbi che altro. Il Parlamento e i governi dei 28 hanno innalzato da 13 a 16 il limite per il libero accesso ai social network, ma hanno lasciato ai singoli Paesi la scelta di tenere l’attuale limite dei 13 anni.
Anche sulla gestione dei profili social per i minorenni, l’Europa fatica a trovare una linea unica. A ottobre, la Corte di Giustizia Europea, ha dichiarato che le garanzie sulla privacy dei colossi del web in fase di trasferimenti di dati non sono sufficienti e ha così bloccato l’accordo con cui, dal 2000, USA e UE si scambiavano informazioni digitali. L’Europa ha stabilito che gli Stati Uniti non sono in grado di rispettare tutti i diritti dei cittadini relativi alla privacy. Da qui si è partiti, nei Palazzi di Strasburgo e Bruxelles, per avere una nuova legislazione in fatto di dati sensibili dei minorenni online.
Fino a oggi, il limite d’età con cui ci si poteva iscrivere a Facebook e company senza l’autorizzazione dei genitori era 13 anni. Ora, governi ed Europarlamento, lo hanno portato a 16 anni, ma sarà la singola Nazione a scegliere se tenere il vecchio limite o usare il nuovo.
Come sempre più spesso avviene, anche in questo caso si è trattato di un compromesso, come ricorda La Stampa. Secondo quanto racconta il quotidiano torinese, Polonia e Ungheria si sono erte a paladine dei diritti della privacy dei minori, chiedendo una il limite dei 18 anni, l’altra di 16. In mezzo, le voci dei tanti scettici che vedono del tutto inutile un intervento legislativo, tra chi fa notare come siano sempre più gli under 13 ad avere un profilo Facebook e chi, invece, teme che vietare l’accesso ai social più noti, spinga i più giovani a usare altri mezzi, meno noti e più difficili da tracciare.
Ora, la scelta del compromesso che accontenta un po’ tutti e nessuno: i governi avranno due anni di tempo per recepirlo e scegliere come approcciarsi alla tecnologia e alla protezione della privacy dei minori.
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