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Nel dare il via alla campagna elettorale, Matteo Renzi ha deciso di puntare sul canone Rai, in particolare sull‘abolizione di una delle tasse più odiate dagli italiani. Fin dai primi giorni di gennaio sono circolate le prime voci di una proposta per abolire il canone Rai targata PD, cosa che ha scatenato la reazione di Carlo Calenda, attuale ministro allo Sviluppo Economico e portavoce dei contrari all’abolizione. Il 5 gennaio è stato lo stesso Renzi a parlarne tramite i social, limitandosi però a ricordare come il suo governo sia stato l’unico ad averlo abbassato grazie al principio “pagare tutti per pagare meno”. È davvero così? Ecco il nostro fact checking.
Il 2018 si è aperto con il tema canone Rai per il PD di Renzi. Il segretario dem ne ha scritto sui suoi profili social. “Quando siamo arrivati al Governo, il #canoneRai costava 113€. Adesso costa 90€. Perché se pagano tutti, paghiamo meno. E la lotta contro l’evasione è una delle battaglie di questo anno che rivendichiamo con maggiore forza. Si può garantire il servizio pubblico abbassando il costo per i cittadini: mi sembra giusto e doveroso”, scriveva il 5 gennaio sulla pagina Facebook. È davvero così?
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A conti fatti sì. Nel 2014 il canone Rai era di 113,50 euro, mentre per il 2018 è confermata la cifra di 90 euro, come da articolo 1, comma 1147, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 e come riporta il sito ufficiale della Rai. Che il canone sia diminuito è dunque vero.
Non è la prima volta che il canone Rai diminuisce da un anno all’altro. Secondo quanto indica la rivelazione storica dell’imposta, ci sono stati anni in cui la rata è diminuita: con le lire è successo nel 1957, quando si è passati da 18mila a 16mila lire (-11,11%), scendendo nel 1959 a 14mila lire (-12,50%) e a 12mila lire nel 1961 (-14,29%).
Da allora la cifra complessiva è andata ad aumentare nel valore nominale ma non sempre in quello reale. Con il passaggio all’euro per esempio, il canone Rai del 2002 è stato di 93,80 euro che, rispetto alle 179mila lire del 2001 è stato un + 1,46% sul valore nominale ma – 2,23% sul valore reale.
Il canone Rai in bolletta è stato uno dei cavalli di battaglia del governo Renzi che ha portato a compimento quanto propose già Romano Prodi nel 2006. Il percorso non è stato semplice. Dopo aver portato a 100 euro il costo della tassa tv con la Legge di Stabilità 2016, del 28 dicembre 2015, e la prima dilazione del pagamento in “dieci rate mensili, addebitate sulle fatture emesse dall’impresa elettrica”, il provvedimento ha incontrato prima la bocciatura e in seguito l’approvazione del Consiglio di Stato ad aprile, passando anche dal Tar del Lazio che bocciò il ricorso di Altroconsumo.
Le leggi di stabilità del 2017 e del 2018 hanno confermato la diminuzione.
Altro punto chiave della proposta di Renzi è il “pagare meno per pagare tutti”. Secondo i dati ufficiali possiamo dire che quanto detto dal segretario dem è sostanzialmente vero.
Il primo dato che emerge dai numeri ufficiali è l’aumento del gettito complessivo per il canone Rai. Le prime rilevazioni del Mef a marzo 2017 lo confermano. “A dicembre 2016 risultano incassi del canone televisivo per complessivi 2.002 milioni di euro su base annua” con un aumento complessivo del 16,3% rispetto al 2015, come da comunicato stampa ministeriale. “il risultato è particolarmente significativo se si considera anche che per il 2016 l’importo del canone televisivo è stato ridotto da 113,50 euro dell’anno precedente a 100 euro”.
Stessa tendenza confermata anche per il 2017. “Il gettito del canone TV ammonta a 1.610 milioni di euro con un incremento dell’8,6 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante la riduzione dell’importo del canone da 100 euro a 90, a conferma degli effetti positivi della modalità di pagamento attraverso la bolletta elettrica introdotta la scorso anno”, si legge nel comunicato del Mef del 5 dicembre 2017.
Altro dato che interessa è l’aumento degli abbonati Rai. Secondo quanto dichiarato dall’ex direttrice dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, nel corso di un’audizione alla Camera lo scorso maggio, il canone Rai in bolletta nel 2016 ha portato a un aumento di 5,5 milioni degli abbonati.
I numeri quindi confermano quanto detto da Renzi: l’aver messo il canone Rai in bolletta ha permesso di scovare gli evasori, riuscendo così a far pagando meno e tutti (o quasi).
Rimane da chiarire cosa voglia fare ora il PD e Renzi con il canone Rai. Se nel 2015 la battaglia era far pagare a tutti la tassa, nei primi giorni del 2018 si è passata all’abolizione della stessa imposta. “Nella prossima direzione del PD proporrò l’abolizione del canone Rai”, aveva detto ai suoi fedelissimi, scatenando una polemica interna alla maggioranza di governo con il ministro Calenda portavoce dei contrari e il presidente dem Matteo Orfini dei favorevoli.
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A oggi, la posizione di Renzi non è ancora chiara. Se in un’intervista al QN dell’8 gennaio aveva confermato l’abolizione del canone come proposta del PD (“ma non la prima”), la sera stessa intervenuto a “Otto e mezzo” su La7 l’aveva definita “una delle ipotesi su cui il gruppo di lavoro sta discutendo”, promettendo che il 20 gennaio avremmo avuto la risposta definitiva. Staremo a vedere.
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