Gli Stati Uniti d’America hanno avviato un’indagine sul ruolo della Goldman Sachs nel fallimento della Silicon Valley Bank. A far sapere la notizia è stata la stessa Goldman Sachs.
Dunque le autorità americane hanno avviato un’indagine sul ruolo della banca d’affari Goldman Sachs nel fallimento della Silicon Valley Bank.
A rendere nota la questione è stata la stessa banca d’affari, la quale ha affermano di star collaborando con le autorità.
L’indagine sul fallimento della Silicon Valley Bank
Le autorità statunitensi hanno avviato un’indagine con l’intento di indagare sul ruolo della banca d’affari Goldman Sachs nel fallimento della Silicon Valley Bank.
A diffondere la notizia è stata la stessa Goldman Sachs, la quale ha affermato che collaborerà con le forze dell’ordine per chiarire i fatti.
A quanto pare, la banca è stata presa sott’occhio a causa del lavoro svolto con la Silicon Valley Bank poco prima del fallimento.
Questa aveva dato dei consigli alla banca ormai fallita. Inoltre aveva acquistato titoli deprezzati nel corso di un’operazione che, da come è emerso, ha rappresentato uno dei fulcri del fallimento.
I motivi del fallimento
Il fallimento della Svb è stato uno dei più gravi a livello finanziario dopo la crisi del 2008. Il motivo principale può essere ricondotto al modello dei tassi d’interesse zero, che ormai non funziona più.
Questo ha comportato il completo azzeramento dei crediti della baca, sancendo l’intervento del governo Federale, con l’intento di evitare un effetto a catena.
In ogni caso, la banca era caratterizzata da una serie di problematiche di fondo.
In primo luogo, gran parte dei fondi erano utilizzati per finanziare le startup e questo ha fatto si che la banca acquisisse un’unica tipologia di clienti, un unico settore.
La seconda problematica principale riguarda sempre la natura stessa della banca. Una banca “delle startup”, infatti, utilizza la liquidità per investire principalmente in titoli di stato.
Verso la fine del 2022, la Silicon Valley aveva investito circa 100 miliardi di dollari in bond governativi. E’ andato tutto per il verso giusto, fin quando la banca centrale americana non ha alzato i tassi d’interesse.
La vera e propria crisi è cominciata poi quando la banca ha dato il via alla vendita di titoli per 21 miliardi, a causa dell’innalzamento dei tassi d’interesse.
Questo ha generato una perdita perché quando i tassi d’interesse salgono, i prezzi dei bond diminuiscono e dunque i clienti si sono spaventati e hanno iniziato a riscuotere i propri soldi.
Per sopperire al disastro sono intervenuto non solo le autorità federali, ma anche la Federal Reserve, la quale ha messo a disposizione 25miliardi di dollari per un nuovo programma di prestiti riservato alle banche in difficoltà.