Le indagini della polizia, allertata da una serie di denunce pervenute lo scorso novembre, hanno portato all’individuazione di un falso medico chirurgo italiano che operava a Bucarest senza avere i titoli per farlo. Il finto chirurgo plastico britannico era noto con il nome di Matthew Mode, ma si tratta in realtà del veneziano Matteo Politi, volto già noto dal 2010 agli inquirenti italiani. L’uomo, infatti, era stato denunciato per esercizio abusivo della professione dopo aver lavorato in alcune strutture sanitarie in quattro regioni del Nord Italia.
Il falso chirurgo aveva la licenza media, ma aveva ingannato tutti assicurando di essere un medico laureato nelle migliori università del mondo. Per rendersi più credibile dichiarava le generalità di un vero medico (quasi omonimo) Luigi Vincenzo Politi, risultato poi estraneo al caso. La sua attività in Italia era durata circa 4 anni.
Il falso chirurgo italiano ha quindi riparato in Romania, deciso a continuare la sua carriera usando una nuova identità. Matteo Politi diventa così Matthew Mode, 38 anni, si presenta con un curriculum di tutto rispetto, con impieghi nel Regno Unito, in Spagna, in Italia. Nonché attestati conseguiti negli Stati Uniti. Tutto ovviamente era falso.
A quanto si legge sul quotidiano romeno Libertatea, che ha riportato la vicenda, il falso medico era anche riuscito a farsi dare il via libera a poter operare in alcune cliniche, nonostante non provvisto del necessario parere dalla direzione della sanità pubblica (DSP) del Ministero della salute. Da un anno operava a Bucarest all’Euromedical, al Prestige, al MH Medical Group. E al Monza Hospital, considerato uno dei più prestigiosi, dove qualcosa è andato storto, permettendo che la verità venisse a galla.
Alcune infermiere hanno raccontato che durante un intervento hanno notato che Matthew Mode non sapeva come lavarsi bene le mani o addirittura indossare i guanti. L’ultimo intervento che ha effettuato doveva durare un’ora ma ce ne sono volute quattro: era un’operazione di routine di sostituzione di una protesi al seno. Su questo caso la direzione del College of Physicians di Bucarest si è rivolta all’ufficio del procuratore generale.
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